venerdì 22 febbraio 2008

TESTIMONI DEL 22 FEBBRAIO (PIETRO CASTAGNA)

PIETRO CASTAGNA. Fratello di Raffella. Presta il consenso alle riprese.

L’ultima volta che io andai in quel cortile fu nel febbraio 2003.
Mia mamma frequentava giornalmente dell’abitazione, perché si occupava di Youssouf.
L’11 dicembre l’ultima volta mia madre l’ho vista in tarda mattinata, saranno state le undici o undici e mezza. Verso le dieci mio fratello mi chiamò: è successa una tragedia, devi venire, sono morti tutti. Alle dieci e un quarto eravamo lì in piazza del Mercato. Mio padre era già arrivato.
Io gli imputati non li avevo mai visti prima. Sapevo ben poco dei contrasti tra Raffaella e gli imputati. Con mia sorella c’erano dei rapporti freddi, dovuti al fatto che non accettavo le sue scelte di matrimonio. Sapevo che gli imputati non erano particolarmente gentili, ma non sapevo molto altro. Mio padre voleva tirarsene fuori da questi litigi. E invitava mia sorella a fare lo stesso. Mia madre era una donna talmente al di fuori di situazioni di questo genere che era imbarazzata anche solo a raccontarle.


Avv. Schembri. Quali erano i suoi rapporti con Raffaella?
Né io né Beppe condividevamo la scelta di mia sorella di sposare Azouz, ma
a volte mia mamma tornava a casa molto contenta e ci diceva: ha trovato lavoro, ora vende casa in Tunisia, aprirà un ostello. Lo soprannominavamo Ricucci, molto stupidamente. L’unico peccato che imputiamo a lui è di essere stato molto giovane, molto ingenuo. In cuor mio speravo che Azouz avesse un progetto. Sapevo che Raffaella sarebbe voluta andare in Tunisia.


Avv. Pacia
Quella sera ha visto qualcuno salire nell’appartamento durante i soccorsi?
Io cercavo il più possibile di stare lontano dall’ingresso perché avevo il terrore di vedere i corpi scendere. In cuor mio dicevo: qualcuno si è salvato io e mio fratello siamo rimasti nell’angolo opposto della casa.

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