mercoledì 20 febbraio 2008

TESTIMONI DEL 18 FEBBRAIO (FINOCCHIARO)

Antonino Finocchiaro, carabiniere presso il comando di Como. Dà il consenso alle riprese televisive.

Il 10 gennaio andai in carcere con il maresciallo Cappelletti per alcuni rilievi da fare sulle impronte dei coniugi, su richiesta del Ris di Parma. Ero stato in licenza fino alle 24 del 9 gennaio, per dieci giorni. Durante il periodo di congedo non ho compiuto indagini. Avevo partecipato alle indagini all’indomani della strage, ma personalmente, visto l’imminente pensionamento, facevo poco nell’inchiesta. Sono rientrato la mattina del 10 gennaio alle 8.30 e non sapevo nulla di nulla. Non sapevo degli esiti degli accertamenti medico legali. Non avevo nessuna cognizione di quanto era avvenuto. In carcere siamo arrivati alle 10.00 e siamo rimasti fino all’una di notte. Nella mattinata non ho avuto alcuna notizia delle indagini in corso. Olindo era molto teso, e non si riusciva a prendere la sua impronta. Allora gli ho detto: sediamoci a fumare una sigaretta, nella conservazione mi disse che la moglie era innocente. Gli dissi, se tua moglie è innocente, allora sai qualcosa di specifico. Quindi dillo, che sollevi la tua coscienza. Olindo Romano mi disse che aveva voglia di parlare con il magistrato, ma non prima di aver ottenuto un colloquio con la moglie. Stetti con Olindo dalle 10.30 per una mezz’oretta. Poi andai a telefonare in Procura, dopo che Olindo mi disse che voleva parlare con il piemme, e poi dalle 13 fino all’arrivo del piemme.
Mentre aspettavamo il piemme, Olindo era un fiume in piena, io lo interrompevo continuamente parlando d’altro, ma lui continuava a parlare della strage, dicendo che era stato lui. (In aula Rosa si mette il volto tra le mani e piange sommessamente, Olindo le dice di non piangere)
Era lui che continuava a parlare. Poi assistetti agli interrogatori veri e propri, perché lo chiese Olindo stesso. Quando era solo con me, partì dal fatto che la moglie era innocente, e si addossava tutta la responsabilità della strage. Io gli dicevo: a me non interessa. Mi disse tutto quanto è successo da quando la sera dell’11 li aspettava in cortile in avanti.


Avv. Pacia
Quanto è stato con Olindo prima di telefonare al Piemme?
AF: Circa mezzora.

P: Cosa ha detto Olindo?
AF: “Mia moglie è innocente”. Allora se dici che è innocente sai qualcosa? “Sì, sono stato io”.

P: Perché non ve ne siete andati?
AF: Perché il piemme ci ha detto di restare dov’ero. In queste tre ore Olindo è rimasto nella stanza dove gli hanno preso le impronte.
P: In quel lasso di tempo Olindo ha mangiato?
AF: Non so. Non credo. Nemmeno io ho mangiato.

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