lunedì 25 febbraio 2008

LA REITERAZIONE DEL COMMENTO

Stefano Zecchi, docente di Estetica alla facoltà di Filosofia di Milano, nel definire il suo disagio di fronte alla spettacolarizzazione del dolore (si parlava di Cogne e della strage di Erba), è stato illuminante, nella sua semplicità.
Ha detto: “Io voglio sapere ciò che accade, anche in fase di inchiesta e di eventuale processo, a Cogne e a Erba. È un mio diritto-dovere essere puntualmente informato. Ciò che mi urta non è la notizia, ma la ritualità della reiterazione del commento”.
Insomma: trasmissioni intere che rivoltano come calzini le vite di carnefici e vittime, opinioni su opinioni, criminologi, avvocati, starlette e gossippari, tutti chiamati a dire la loro e a contribuire alla costruzione di quella realtà parallela, tutta mediatica, che diventa spesso più convincente di quella concreta, dei fatti.
Questo, più in generale, è un problema del giornalismo moderno. Anzi, quando l’opinione sostituisce sistematicamente i fatti, è la fine del giornalismo.
Ma è un altro discorso. O forse no.

Nessun commento: