giovedì 28 febbraio 2008

PARLA OLINDO 1

Corte d'Assise: le chiediamo se acconsente alle riprese? Sì.
Accetta di essere esaminato dalle perti?
Io comincerei con una dichiarazione spontanea. Poi, vediamo.

Niente, vorrei ripercorrere il giorno 11 e poi da lì, fino a quando siamo arrivati all’arresto.
Alle 12.15 timbro in ditta, tornato a casa pranziamo, poi poro mia moglie al lavoro per le 14. Alle 16 vado a prenderla e decidiamo di andare a fare una passeggiata al lago del Segrino, ma faceva un po’ freddo e torniamo presto in macchina. Tornati in macchina, mia moglie mi dice: allora stasera mi porti a Como. Ok. Tornati a casa mangio il caffelatte con due brioches, poi esco nella corte a fumare e mi metto nei soliti posti. Sono i soliti perché so che devo buttare i mozziconi nella griglia, ma poi pulisco. Erano circa le 18. Rientro in casa e mi sdraio sul divano, mi addormento, fino a che mi sveglia mia moglie per andare a Como. Ci prepariamo, saliamo in macchina, che era in cortile, era tutto tranquillo, non ho visto nessuno, andiamo a Como. Siamo usciti di casa, potevano essere circa le 20, però non saprei dirlo con esattezza. Mia moglie dice che erano le 7.30. Arrivati a Como facciamo due giri sul lungolago per cercare il parcheggio. Parcheggiato, andiamo in centro, guardando le vetrine. Mia moglie doveva regalarmi delle scarpe. Seguivo mia moglie ma non ero interessato alle vetrine. Mi interessava soltanto quella dei modellini. Arriviamo al Mc Donalds e io per quei panini lì ci vado matto, entriamo e mangiamo. Paghiamo, torniamo alla macchina e torniamo a casa. Arrivati a Erba vediamo tanta folla e la strada transennata. Uno ci ha detto che dovevamo andare a piedi. Allora lasciamo la macchina davanti alla farmacia. Troviamo Nicola che conosciamo e ci informa sommariamente sull’accaduto. Ci dice che c’erano dei morti e che c’era stato un incendio. Andiamo verso casa accompagnati da lui. Chiediamo di entrare, i vigili del fuoco ci accompagnano in casa per vedere se c’erano danni. Danni non ce ne erano, c’era solo un po’ di fumo. Chiediamo se potevamo restare e ci dicono di sì. Poi esco in cortile e Bartesaghi mi chiede la chiavetta per staccare i contatori, io prendo la chiavetta e andiamo a staccare i contatori. Tornando in cortile mi metto in un angolo e vedo il signor Castagna sulla macchina, stava male, era uomo distrutto. Incrociamo gli sguardi e mi vengono in mente le liti, le banalità e mi viene un flash, volevo andare da lui anche per chiedere scusa, ma non ce l’ho fatta. Allora mi sposto. Poi incontro il Vittorio Ballabio, era sconvolto. Stiamo lì a parlare e mi descrive la scena che aveva visto. Dice che è peggio dei film dell’orrore. Poi non stava tanto bene e se ne va. Sarò stato lì fino a mezzanotte, 12 e mezzo. A quel punto mi chiama mia moglie e mi dice, guarda che devi andare a lavorare, vieni dentro e prova a dormire. Rientro e metto le cuffie e mi addormento fino a quando arrivano i carabinieri. Mia moglie arriva e mi dice che c’erano i carabinieri. I carabinieri iniziano a girare per la casa, forse si insospettiscono perché andava la lavatrice, ma per noi era un’abitudine normale, perché di notte si risparmia. I carabinieri prelevano un po’ di roba, indumenti, compresi quelli della lavatrice. Poi ci chiedono di andare in caserma per la deposizione, mia moglie va con loro e io vado a prendere la macchina in piazza. In caserma stiamo lì dalle 3 e mezzo fino alle 16 del pomeriggio. E raccolgono la deposizione. Prima di andar via ci offrono due panini e torniamo a casa. Tornati a casa, non era più una vita normale, infatti il mercoledì successivo veniamo chiamati dai carabinieri di Como e stiamo lì dalle 9 di mattina fino all’una circa. I carabinieri ce li avevamo in casa quasi tutti i giorni. Mia moglie mi chiamava e diceva: guarda, ci sono i tuoi amici. Una presenza costante. La cosa un po’ infastidiva, ma non potevi dirgli niente. Almeno quelli di piantone in cortile ci garantivano sicurezza. La domenica successiva andiamo a mangiare a casa di nostri amici.

Nessun commento: