venerdì 28 novembre 2008

IL SANGUE NON BASTA MAI

Ergastolo, dunque. Più tre anni di isolamento diurno. Che vorrà poi dire cambiare di poco il regime a cui già ora Olino e Rosa sono sottoposti.

La Corte di Assise si è pronunciata. Cinema finito. Quasi.

La gente vuole rivedere il sangue. Il sangue, nell'anno 2008, è la sofferenza dei carnefici, "che dovranno essere divisi". E' questo che vuole la gente. Probabilmente, se facessimo un sondaggio, prevarrebbe chi sarebbe disposto ad affibbiare loro una pena minore, a patto che vengano divisi, allontanati. 

Devono soffrire, non devono pagare.

Può darsi, tra l'altro, che ciò, prima o poi, avvenga. Che vengano portati in carceri di lunga detenzione diversi. Olindo l'ha già detto: "Se dovesse succedere, ci uccidiamo". 

E' ciò che la gente vorrebbe. Il sangue. Ancora sangue.  

martedì 25 novembre 2008

LE PROVE D'ACCUSA IN SINTESI

Diego mi chiede di elencare quali siano gli indizi che il piemme Massimo Astori ha messo sul piatto nel chiedere l'ergastolo per i due imputati Rosa Bazzi e Olindo Romano.
Provo a sintetizzarli:

- le confessioni dei due, reiterate, registrate in video, scritte di proprio pugno (la Bibbia di Olindo) convergenti, dettagliate, con ampi riscontri in quanto trovato sulla scena del crimine e in quanto ricostruito dalle analisi medico-legali. Alcuni particolari erano conosciuti, al tempo delle confessioni, soltanto dagli inquirenti e da chi ha confessato. 

- la macchia di sangue di Valeria Cherubini, sporcata da quello di Mario Frigerio, trovata sul battitacco della loro Seat Arosa

- il riconoscimento visivo da parte di Mario Frigerio, scampato alla strage e testimone in aula.
riconoscimento confermato in udienza

- la perfetta adesione della ricostruzione fatta dall'accusa, rispetto a quanto confessato e rispetto all'unica ipotesi percorribile. In pratica, non potrebbero essere stati che loro.

- Olindo e Rosa avevano il movente dell'odio atavico per Raffaella Castagna e la sua famiglia

- non può essere stata opera di rapinatori. Nessuno ha rapinato nulla e non si vede perchè i rapinatori avrebbero dovuto incendiare la casa. Ipotetici rapinatori non avrebbero avuto necessità di uccidere Valeria Cherubini e tentare di uccidere Mario Frigerio

- non può essere stato un commando per una ritorsione su Azouz, sempre per il motivo che non ci sarebbe stato bisogno di aggredire i Frigerio

- nessuno è stato visto allontanarsi dalla corte di via Diaz impregnato di sangue. Solo Olindo e Rosa avevano a 15 metri un posto dove svestirsi e lasciare tutto su un tappeto

- nessuno avrebbe potuto scappare dai tetti. I lucernari erano chiusi, non c'erano sedie sotto e sono a una certa altezza. Nessuna traccia sul tetto, nessun segno.

- nessuno avrebbe potuto saltare dal terrazzino di Raffaella Castagna, perchè l'accesso al terrazzino è stato trovato chiuso e perchè per calarsi da una grondaia a circa tre metri e mezzo di altezza avrebbe lasciato tracce di sangue. Idem se fosse saltato dal terrazzino

In sintesi, le motivazioni del piemme Astori sono state queste. 
Se a qualcuno viene in mente qualcos'altro, lo aggiunga pure nei commenti, io aggiornerò il post.
Spero di essere stato chiaro.

lunedì 24 novembre 2008

L'ARRINGA? GIA' SCRITTA. IN UN LIBRO. ANZI, DUE


Oggi ero in udienza e pensavo: ma questi qui leggono il blog e stanno facendo tutto ciò per dimostrami quanto abbia ragione?
Scusate, questi qui sono nell'ordine Fabio Schembri ed Enzo Pacia
Toccava a loro, alle arringhe difensive.
Parte il primo, devo dire in gran spolvero, e spara giù un'arringa di quelle toste. Precisa, dettagliata, ben recitata, forte insomma. Cosa dice: andate a leggervi cosa hanno scritto gli autori de "Il grande abbaglio" e lo saprete. Esattamente la tesi di quel libro uscito mesi fa. Pari pari. Tanto valeva leggersi il libro. Battute a parte, la commistione tra arringa e libro è stata imbarazzante. 
Pacia ha fatto di più. Ha articolato il 70% della sua discussione sui contenuti di un altro libro: "Vicini da Morire" di Pino Corrias. Pezzi interi di libro letti durante l'arringa, soprattutto per avvalorare la richiesta di perizia psichiatrica per i due coniugi, per i quali Pacia ha chiesto l'assoluzione e, in subordine, la perizia appunto.
Ma l'apoteosi del doppio binario, quello per cui le dinamiche mediatiche hanno prevalso spesso su quelle giuridiche è stato il colpo di scena finale di Pacia che ha chiesto un supplemento di indagine per verificare l'attendibilità di una tizia che, intervistata il 15 dicembre in piazza a Erba da La Provincia, dice di aver visto Valeria Cherubini pochi minuti prima che morisse e che erano le 20.16. Fatto che cozzerebbe con gli orari ipotizzati dalla pubblica accusa.
Dopo i libri, a determinare l'esito del processo, e non il contrario, sono i giornali. L'avevamo già visto con la richiesta di remissione da parte della difesa. Ora si chiede un 507, in pratica la riapertura della fase dibattimentale.
Mercoledì toccherà al piemme Astori replicare. Poi la Corte d'Assise si chiuderà in Camera di consiglio. E lì deciderà il da farsi.  

domenica 23 novembre 2008

ULTIMA SCENA

Domani toccherà alla difesa. 
Il trio Pacia-Schembri-Bordeaux occuperà, presumibilmente, l'intera giornata con l'arringa. 
A dir la verità, è probabile che le arringhe siano tre.
Poi, è quasi certo che il pm Massimo Astori voglia chiudere il discorso, usufruendo del diritto di replica, mercoledì. Quindi, Camera di consiglio e, prima di sera, sentenza. Un'ipotesi, quest'ultima, perchè nessuno può sapere quanto tempo dovrà prendersi la Corte d'Assise che, in ogni caso, una volta chiusa in Camera di consiglio non ne potrà uscire se non con la sentenza.
Insomma, il circo è prossimo a levare le tende. Facile immaginare che per l'ultima puntata ci sia qualcuno che non vorrà perdersi la scena. Facile, quindi, che la sala sia gremita.
Saranno contenti gli avvocati, che già nell'ultima udienza si sono lamentati per l'eccessiva attenzione offerta dai media alla requisitoria di Astori.
Vabbè, poche battute ancora, poi tireremo le somme. 


giovedì 20 novembre 2008

OlINDO PARLA, MA NON DICE NULLA

Olindo e Rosa hanno avuto l’ultima possibilità. E l’hanno sprecata. Hanno avuto la possibilità di ammettere, nemmeno si può pensare a un pentimento, ciò per cui sono stati rinviati a processo, e hanno ignorato, come del resto lungo l’intero processo, quanto chi è intervenuto stava chiedendo loro.Ieri sono stati gli avvocati delle vittime della strage, le cosiddette parti civili, ad aprire la porta per un ultimo spiraglio di dignità. L’ha fatto soprattutto Francesco Tagliabue, non a caso il legale della famiglia Castagna, che nella sua arringa ha chiarito l’unica cosa ancora chiaribile: che nessun risarcimento potrà mai riparare il danno causato. E che l’unica forma risarcitoria, almeno sul piano della dignità, perché la vita dei protagonisti di questa vicenda è totalmente compromessa, poteva essere soltanto un’ammissione di colpa da parte dei coniugi. Un modo per rimettere tutto a posto e per resettare un processo che non sarebbe dovuto essere celebrato. Chi si aspettava da Olindo Romano o dalla sua Rosa Bazzi un rigurgito di umanità è rimasto deluso. Forse, però, nemmeno troppo, visto che l’ipotesi di un ravvedimento da parte dei due imputati accusati di aver trucidato tre donne e un bimbo e ridotto in fin di vita un uomo era, è e, a questo punto, resterà un’ipotesi lontanissima. Olindo Romano, come anticipato dai suoi legali, è, in verità, intervenuto in aula tramite la formula delle dichiarazioni spontanee. Con il suo solito modo surreale di porsi di fronte alla Corte. Surreale sia che lo si pensi colpevole, sia che lo si voglia innocente. Credeteci, la non curanza con cui Romano parla di fatti assurdamente tragici è ancor più agghiacciante dei fatti stessi. Da un innocente diretto spedito verso il carcere a vita e tre anni di isolamento, ci si aspetterebbe, insomma, ben altro atteggiamento. Invece, un manto di indifferenza sembra coprire interamente Olindo, compreso, anzi, soprattutto, quando, con la sua erre moscia e una voce innaturale per un uomo della sua stazza, prende parola e parla. Parla, senza dire. «Niente». Con questa parola Olindo inizia ogni suo periodo. E il quel “niente” è racchiuso tutto il suo totale vuoto, fatto di raccapriccianti, per banalità, puntualizzazioni, servite come piatti freddi, ammalorati, maleodoranti, su una tavola imbandita di orrori. Anche ieri, lo stesso copione già visto mesi fa. Dichiarazioni spontanee a orologeria. Nessuna articolazione di pensiero, semplice rendicontazione stringata, assurdamente concisa e vaga nello stesso tempo, su situazioni che, in realtà, hanno poco a che vedere con ciò di cui si sta parlando. «Niente – ha detto Olindo – ho tralasciato argomenti che vorrei concludere oggi. Tre argomenti: il professor Picozzi, la Bibbia in carcere e gli psichiatri. Niente, su Picozzi voglio dire che era venuto in carcere per farci una perizia psichiatrica. L’aveva mandato l’avvocato di prima, Troiano. Quando arrivò, mi chiese di poter riprendere il colloquio con una videocamera. Una di quelle piccole. Gli dissi che però quel video non doveva andare a finire né sui giornali, né in televisione e lui mi disse che l’avrebbe usato soltanto lui. Ecco, volevo puntualizzare questa cosa. Sulla Bibbia, volevo dire che si posiziona in un contesto in cui io avevo appena fatto una confessione in cui mi ero dichiarato pentito. Di conseguenza, i miei scritti erano in linea con il pentimento. È vero che alcuni scritti sono stati scritti con una punta di rabbia, ma era un modo per sfogarmi. Non erano fatti con risentimento. Non volevo rivendicare proprio nulla. Erano solo uno sfogo e un passatempo, visto che in carcere non si fa mai nulla. Il terzo argomento sono gli psicologi. Me ne hanno cambiati tre e con tutti e tre e ho avuto 50, 60 incontri ma con loro ho sempre parlato solo della terapia, mai dei fatti. Dei fatti ho parlato solo con la psicologa Graziella Mercanti. Di questo e di altri fatti, ma con gli psichiatri solo della terapia.Questi sono gli argomenti che l’altra volta mi sono dimenticato di dire a causa dei miei vuoti di memoria. Mi fermo qui».E lì, per fortuna, si è fermato. Davanti a un’aula basita da quella seconda dichiarazione spontanea fatta da Olindo Romano, senza, in buona sostanza, aggiungere nulla alla situazione sin qui emersa con una chiarezza disarmante. Ieri era la giornata di Olindo e delle parti civili, che hanno chiesto risarcimenti a cui i Romano non potranno mai far fronte. C’è una casa, la loro, che nessuno vorrebbe probabilmente mai comprare e c’è un camper che deve essere ancora pagato. Non hanno altro i due. Ma avanzare le richieste significa per i legali delle vittime guadagnare il diritto di partecipare all’eventuale e scontato processo d’appello.Quindi, lo si fa. Probabilmente, in alcuni casi, mal volentieri. Ma lo si fa. Chi è andato sul concreto, ad ogni modo c’è stato. Come, ad esempio, l’avvocato di Azouz Marzouk , Roberto Tropenscovino, che ha chiesto oltre 2 milioni di euro ai Romano. O come Manuel Gabrielli, legale di fiducia della famiglia Frigerio che ha chiesto alla Corte di mettere in conto una provvisionale immediatamente esecutiva di 320mila euro, per affrontare le spese mediche costosissime a cui Mario Frigerio è sottoposto e costretto. L’uomo, da quanto ha riferito Gabrielli, versa davvero in condizioni tragiche, affetto da un’emiparalisi, ovviamente afflitto da un dolore incommensurabile per la perdita della moglie e mangiato vivo da una sensazione di rimorso dovuta all’incapacità di intervenire, in quella sera dell’11 dicembre 2006, a difesa della amata Valeria. Ed è forse questo, per un uomo che ha dimostrato anche con la sua testimonianza in aula il significato delle parole coraggio e stoicismo, la frustrazione più devastante, in un’esistenza che nemmeno lontanamente potrà riassumere connotati di normalità. Ma le richieste degli avvocati sono destinate a cadere nel vuoto. Materia da assicurazioni, a questo punto.A questo. A questo punto. Dove siamo approdati? All’ultimo capitolo di una storia che sembra durata anni e nel contempo un solo giorno e che ci lascia una triste e macabra consolazione: più la si guarda, più la si analizza, più il quadro si fa chiaro, completo, semmai ce ne fosse bisogno. Una serie di tasselli, ciascuno pesante come un’enorme pietra, è andato gradualmente a comporre un puzzle per nulla complesso, in realtà. Se si esclude la complessità dell’ammettere una simile barbarie. Toccherà al collegio difensivo ora. Lunedì, ha intimato il presidente della Corte, Alessandro Bianchi, l’arringa del collegio formato da Enzo Pacia, Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, dovrà iniziare e concludersi. “Ma è troppo poco il tempo a nostra disposizione”, ha obiettato l’avvocato Enzo Pacia che, però, davanti alla proposta di Bianchi di cominciare già ieri nel pomeriggio ha ripiegato sulla settimana prossima.Cosa accadrà lunedì? Facile immaginare che vi possa essere, quale ultimo disperato tentativo della difesa, la richiesta di una perizia psichiatrica per i due imputati. Tentativo disperato perché, oggettivamente, ha scarse possibilità di essere accolto. Quindi, con monitor e quant’altro, anche i difensori insceneranno la loro ricostruzione dei fatti. Spiegheranno, diranno, ipotizzeranno. Dimenticandosi e cercando di far dimenticare, anche se ciò non è possibile, che i due imputati sono in aula e che dalla loro viva voce, in tutto il processo, non è uscito nulla che potesse, in qualche modo, fornire una versione dei fatti alternativa. Qualcosa che rafforzasse quel ragionevole dubbio che sarà per i giudici della Corte d’Assise il parametro su cui dovranno articolare la loro sentenza.

martedì 18 novembre 2008

ERGASTOLO = FINE PENA, MAI.

Ok, ok... ci soooonoooo.
Allora, come direbbe il Presidente della Corte d'Assise Alessandro Bianchi, dove eravamo rimasti?
Eravamo alla ricusazione e alla remissione da parte del collegio difensivo.
Per chi si fosse perso qualche puntata, respinte entrambe.
Detto ciò. Il processo è ripreso con la requisitoria del Pubblico ministero, Massimo Astori.
Nei prossimi giorni metterò on line versione integrale.
Posso anticipare, per chi non l'avesse letta altrove, che è di una completezza imbarazzante e rimette in fila una serie di prove che, lungo il dibattimento, erano finite in zone d'ombra. 
Ma di ombra, lì, in quella requisitoria, non c'è traccia. 
Astori ha chiesto ergastolo per entrambi i coniugi oltre a tre anni di totale isolamento.
Visto le dinamiche di coppia tra i due, probabilmente il colpo mortale.
Ergastolo = fine pena, mai.
Domani tocca alle parti civili. Anche Olindo sembra debba fare dichiarazioni spontanee.
Poi, lunedì prossimo, inizieranno le arringhe dei difensori.
Che dire del piano mediatico? Nulla, nel senso che è tutto come prima. 
Gran caos, gran battage su tutte le reti e tutti i giornali, compreso quello in cui lavoro io.
Ma l'impressione è che la gente, il pubblico pagante, sia un po' stufo di tutto ciò.
E, in verità, un po' stufo lo sono anch'io. 
Manca poco, dai, e vi porteremo fuori da 'sto inferno.