giovedì 31 gennaio 2008

IL SIRIANO



Perchè a oltre un anno dalla strage, riferendosi a uno dei residenti della corte di via Diaz, i testimoni suoi vicini di casa, le parti del processo e pure i giornalisti continuano a chiamarlo "il siriano"?

Sto benedetto uomo, su cui la difesa di Olindio ha anche gettato un'ombra inquietante, avrà pure un nome! Giuro che alla prossima udienza la prima cosa che faccio è trovare quel nome.
(Nell'immagine, tipico esemplare di Mesocricetus auratus. Comunemente detto, criceto siriano)

RITRATTAZIONE A MEZZO STAMPA

Fermi un attimo!
Riavvolgiamo il nastro e torniamo a ieri l’altro.
In apertura di dibattimento, siamo al pomeriggio del 29 gennaio, prima udienza, Massimo Astori, Pubblico ministero, dice più o meno questa cosa: “Signori della Corte, da parte di Olindo Romano e Rosa Bazzi vi fu piena e consapevole confessione. La tardiva ritrattazione fu dettata da condizionamenti provenienti da abbagli di promesse di campagne di stampa innocentiste”.
Ho capito bene. Sono andato a rileggermi per tre volte gli appunti presi al PC. L’ha detto.
Sbaglio, o in questo blog si parla di processo mediatico? Qui abbiamo di più. Abbiamo le presunte “indagini difensive mediatiche”.
Se il piemme tornerà sulla questione, siamo certi che lo faccia visto che l’ha anticipato, capiremo esattamente cosa intendesse dire e a chi andasse quel chiaro messaggio.Sarà interessante capire quale media sarebbe stato il responsabile di quegli abbagli negli occhi dei Romano, talmente influente da indurli a ritrattare una confessione in cui avevano ammesso l’uccisione di 4 persone, tra cui un bimbo di due anni.

A DESTRA, PIACE DI PIU' (IL PROCESSO) - RASSEGNA STAMPA NAZIONALE DEL 31/1/08

Tra i quotidiani nazionali, come detto, la notizia è quasi scomparsa dalle prime pagine.
Quasi perchè non c'è traccia né su Corriere della Sera, né su Repubblica, ma resiste strenuamente su Libero e sul Giornale. Vediamo.

Il Corriere della Sera, che, lo ricordiamo, in provincia ospita il Corriere di Como, non lascia in prima pagina nemmeno un francobollo che parli del processo.
Però ne parla sia nella parte nazionale, mezza pagina di Giusi Fasano, e in quella della Lombardia, a pagina 13, con servizi a firma Claudio Del Frate e Marcello Parilli.
Nel nazionale anche la Fasano dà risalto all’esternazione di Olindo, nei termini riportati dalla Provincia. Del Frate, invece, spariglia le carte e punta sul personaggio di Luisa Bordeaux, legale di Rosa Bazzi. Eloquente il titolo: “Donna e avvocato, la star del processo”.

Anche sulla Repubblica il processo scompare dalla prima pagina.
Lo ritroviamo con l’intera pagina 17. Pezzo di cronaca pura firmato Emilio Randacio, che sottolinea le proteste degli imputati “trattati come bestie in gabbia” e punta sull’orrore delle prime testimonianze: "Così scoprii i corpi nella casa dell'orrore".
Poi un lungo racconto di Pino Corrias, autore tra l’altro, del libro “Vicini da morire” che li è valsa la convocazione a testimoniare per la pubblica accusa.
Quello di Corrias è un racconto che sconfina nell’analisi e mette a nudo i due imputati. Due figure imperscrutabili, su cui Corrias cerca di fare un po’ di luce.

Libero ha la notizia in prima, a fondo pagina. Da lì parte un ragionamento, sviluppato poi a pagina 17 da Vincenzo Vitale sul “Dovere della difesa, più forte anche della verità”, riferendosi, ovviamente ai legali dei coniugi.
E ancora, sempre all’interno, spazio alle testimonianze choc e al bel sorriso dell’avocato Luisa Bordeaux che, per il semplice fatto di non essere una brutta donna, è già una star.

Terminiamo con il Giornale.
Anche qui, piccolo spazio, ma notizia ancora in prima pagina. È Daniele Abbiati a tracciare un ritratto di Rosa Bazzi. Eloquente il titolo: “Rosa di Erba. L’amore nero della moglie di Olindo”.
Nelle pagine interne (12 e 13) taglio molto televisivo nei titoli:
“Ecco la coppia dimenticata dalle tv. I figli di Frigerio: Nessun perdono” e poi: "Erba, al processo il film dell’orrore”, con pezzi rispettivamente di Gabriele Villa e Felice Manti.
Tornando al ritratto dalla prima, colpisce il sommarietto all’interno che recita testualmente riferendosi a Rosa: “E’ lei a tenere in mano Olindo, gli ordina cosa fare e lo sorveglia. Lei, quasi analfabeta, diventa sacerdotessa e musa ispiratrice”.

OGNUNO DICE LA SUA. (RASSEGNA STAMPA LOCALE DEL 31/01/08)

Secondo giorno di processo: dalle prime pagine nazionali la notizia è quasi sparita. Eppure, volendo guardare, l’udienza di ieri, con le prime testimonianze, è stata più pregnante di quella del giorno prima. Ma, si sa, gli italiani si stufano presto delle cose. Figuriamoci dei processi.

Vediamo inizialmente quale spazio è stato dedicato dai quotidiani locali alla notizia e cosa è stato scritto.

Il Corriere di Como apre il giornale con il titolo: “La difesa, un’altra persona sulla scena del delitto” e spiega: “Gli avvocati dei Romano insistono su una misteriosa impronta di scarpa”.
All’interno due pagine ancora dedicate all’udienza con Dario Campione che pone l’accento sulla figura di un cittadino extracomunitario, forse siriano, emersa dalle testimonianze dei primi soccorritori. Il siriano, curioso che nessuno si preoccupi di assegnargli un nome, sarebbe poi colui che abitava al pian terreno della casa dell’orrore. Colui che prestò a Glauco Bartesaghi (altro condomino soccorritore) il proprio cellulare per chiamare i pompieri e che non è mai stato nemmeno indagato dalla Procura. Eppure, per la difesa, e Campione ne dà notizia, la sua presenza rappresentò qualcosa di “strano”. Qualcosa che merita un approfondimento.
Nulla scrive, invece, il Corriere di Como circa le prime reazioni verbali che Olindo e Rosa hanno opposto all’assalto mediatico, lamentandosi per essere “trattati come mostri”.

Prima pagina anche per La Provincia che all’interno dedica all’udienza di ieri ben 4 pagine.
Il titolo verte proprio sull’esclamazione di Olindo Romano.
“Parla Olindo: non siamo mostri”, recita il titolo principale.
E Poi: “Dai primi testimoni una rivelazione: quando siamo arrivati, la moglie di Frigerio era ancora viva”.
Paolo Moretti e Stefano Ferrari, totalmente immersi nell’udienza e nei suoi “derivati” raccontano dello sfogo di Olindo, attraverso la testimonianza di uno dei suoi legali, Enzo Pacia, e danno ampio spazio alla drammatica ricostruzione fornita in aula da Glauco Bartesaghi, l’inquilino pompiere che trascinò fuori dal rogo-mattatoio Mario Frigerio e Raffaella Castagna, riuscendo a salvare il primo.
Al presunto terzo uomo, a cui il Corriere di Como ha dato rilievo, La Provincia non sembra voler dare grande peso.

mercoledì 30 gennaio 2008

TESTIMONI DEL 30 GENNAIO 2008 (MIOTTO)

Ferruccio Miotto, responsabile vigili del fuoco di Erba. Acconsente alle riprese.
"La chiamata è arrivata alle 20.29. Siamo giunti sul posto alle 20.38. Ho incontrato subito Glauco
(conferma versione di Bartesaghi). Due miei uomini hanno scavalcato il corpo di Raffaella Castagna per entrare. Al piano superiore abbiamo trovato la Cherubini genuflessa in una pozza di sangue. Abbiamo utilizzato una botte d’acqua (4.500 litri) in dieci minuti per domare l'incendio. Sul letto c’erano dei giornali ammucchiati".

TESTIMONI DEL 30 GENNAIO 2008 (BARTESAGHI)

Glauco Bartesaghi, residente nella corte. Vigile del fuoco volontario, ha salvato Mario Frigerio. Presta il consenso alla ripresa.
"Conoscevo Frigerio e sua moglie di vista. Azouz e Raffaella di vista. Tra i Castagna e i Romano mi era capitato di assistere a un alterco. In particolare tra Raffaella, sua madre Paola Galli e i Romano. Quella sera ero a casa da poco prima delle 8. Dopo le 8 e 20 mi ha suonato il campanello Ballabio. Ho fatto la rampa e sul pianerottolo ho trovato Frigerio supino, a cavallo tra la porta e il pianerottolo. L’ho preso dalle caviglie e mi sono sporcato di sangue e l’ho trascinato sul pianerottolo. Sono entrato in casa, ho trovato Raffaella e l’ho trascinata fuori dall’appartamento dalle caviglie. Ho pensato al bambino, sono rientrato ma c’era troppo fumo.
Sul pianerottolo ho sentito una voce femminile gridare "aiuto", ma arrivato al pianerottolo sopra c’era troppo fumo. Con Ballabio siamo scesi da basso. Mi sono fatto dare il cellulare da un siriano che abita al pian terreno. Ho gridato se qualcuno avesse un estintore. Ballabio me ne ha dato uno, sono entrato nell’appartamento e ho scaricato l’estintore in una stanza. Sono uscito e, una volta sceso, abbiamo staccato i contatori nell’androne. Ho spiegato ai vvf arrivati nel frattempo quale fosse la situazione e ho detto che sicuramente ci sarebbero stati dentro un bambino e una donna che chiamava aiuto. La luce delle scale era accesa secondo me, perché se fosse stato buio difficilmente avrei potuto fare le scale. Frigerio aveva la testa all’interno dell’appartamento e il resto del corpo sul pianerottolo. L’ho messo sulla sinistra del pianerottolo e sono entrato.
Non l’ho riconosciuto perché era pieno di sangue e anche le caviglie mi sembravano insanguinate.
Frigerio non mi sembrava interessato dal fuoco. Nell’appartamento, dopo due passi ho trovato subito Raffaella. I vestiti bruciavano. Li ho spenti con le mani. Entrato nell’appartamento ero in ginocchio per evitare il fumo. Non ho visto altri corpi. Non ricordo le ferite di Frigerio, ricordo molto sangue. Dopo aver portato fuori Frigerio e Raffaella ho sentito le grida d’aiuto. Ho visto Frigerio indicare il piano sopra con un dito. Olindo e rosa sono arrivati intorno alle 22.30".

TESTIMONI DEL 30 GENNAIO 2008 (CANALI)

Claudia Canali, residente nella corte, moglie di Glauco Bartesaghi. Non presta il consenso alle riprese.
"Glauco mi ha detto di chiamare i pompieri e il 118 alcune volte. Mio marito continuava a entrare e uscire da quella casa. Alla fine mi ha chiesto di chiamare i carabinieri. L’appartamento bruciato è detto "la casa del ghiaccio". Ricordo di essere tornata a casa tra le 20.05 e le 20.07.
Una volta mi fu stato riferito da un vicino di una lite che causò l’arrivo dei carabinieri.
In un'altra occasione, tempo prima, ero stata contattata da una signora che abitava dove poi è arrivata Raffaella Castagna. Mi aveva contattata (come avvocato) per scrivere a Rosa perchè cessare di insultarla nelle sue continue lamentele. La donna mi disse che non poteva spostare sedie, aprire finestre senza essere rimbrottata".


Schembri
Com’erano i vostri rapporti con la Bazzi?
"Molto buoni, assolutamente cordiali".
Cosa fece quella sera quando la vide arrivare?
"Quando è arrivata la Rosa io l’ho abbracciata piangendo e le ho detto: Li hanno massacrati”

Corte d'Assise:
E lei cosa rispose?
"Lei si è girata verso Olindo e gli ha detto: “Olindo, hai visto? Qui non si può stare”.
Che ora poteva essere?
"Era già tutto transennato e Carlo Castagna era già lì".

TESTIMONI DEL 30 GENNAIO 2008 (BALLABIO)

Vittorio Ballabio, residente nella corte (con Glauco Bartesaghi è stato il primo a entrare nella palazzina in fiamme). Presta il consenso alle riprese.
"Alle 20.20 ho scrollato la tovaglia, ne sono certo. Ho notato il fumo in fondo al cortile.
Ho suonato a Bartesaghi e tutti e due siamo andati verso la palazzina. Il fumo usciva dalla finestra. Il portoncino era chiuso, siamo saliti, la porticina dell’appartamento Castagna era leggermente aperto, si vedeva il fuoco e un corpo dentro, mentre alla mia destra ho visto il corpo di Frigerio con la pancia in giù, rivolto verso la scala. Sono corso a prendere un estintore. Tornato, ho visto il corpo di Frigerio a girato sulla schiena e il corpo di Raffaella Castagna. Mi sono fermato con Frigerio per farlo parlare. Con un dito alzato e un filo di voce mi ha detto: “Mia moglie è di sopra”. Due volte. Il corpo di Raffaella mi ha fatto impressione perché il suo golfino fumava, le gambe grosse erano carne nera, la pelle sollevata, i capelli che fumavano. Frigerio era una maschera di sangue e i capelli che fumavano. Ho tentato di andare al piano di sopra, ho aperto una finestra sulla rampa, ho sentito, mentre scendevo, due volte ho sentito una voce femminile che diceva: “Aiuto, aiuto”. Ho bussato al portone di fianco all'appartamento Castagna, ma nessuno ha risposto".


Schembri:
Appena arrivati dov’era Frigerio?
"Era sulla rampa, riverso verso le scale".


Pacia:
Oltre a quella frase cos’altro ha detto Frigerio?
"Nulla".
Frigerio capiva?
"Penso di sì".

Corte d'Assise:
Ha visto Olindo?
"Alle 20.30, quando sono sceso per staccare i contatori, ho suonato ai Romano ma non c’erano. Poi li ho visti più o meno alle 22.30, entravano da via Diaz a piedi. Ma è un calcolo approssimativo".

TESTIMONI DEL 30 GENNAIO 2008 (MENGACCI)

Oggi sono comparsi in aula i primi testimoni convocati dalla pubblica accusa, piemme Massimo Astori. Si tratta delle prime persone comparse sul teatro della strage la sera dell'11 dicembre 2006. Ecco, in sintesi, le loro dichiarazioni salienti.

Monica Sentina Mengacci, residente corte di via Diaz. Ha dato il consenso alle riprese.

"Ero in cucina e ho aperto la finestra, ho sentito odore di bruciato.
Mio marito era a scuotere la tovaglia. Non rientrava, sono uscita e lui stava correndo verso la porta dei Bartesaghi, perché c’era un incendio.
Sono quasi sicura che fossero tra le 20.22 e le 20.25, perché c’erano i cartoni animati e noi avevamo finito di cenare alle 20.15. Mio marito ha chiamato Bartesaghi Glauco e sono saliti insieme nella palazzina. Bisognava spostare un’auto davanti al portoncino della palazzina. Era l’auto della signora Paola Castagna, era aperta con le chiavi. Era tutto buio, anche il lampioncino davanti alla porta di ingresso. Mi sono chiesta come mai Olindo e Rosa non fossero nella corte. Ho guardato e ho visto che la loro auto non c’era. Quando Olindo e Rosa sono arrivati, mio marito ha fatto due parole con loro. So che c’erano contrasti tra i Romano e Raffaella Castagna. E' anche capitato che intervenissero i carabinieri. Parlandone, Rosi e Olindo si lamentavano dei rumori, della musica, delle feste fino a tarda notte. È capitato di rientrare all’una e abbiamo sentito a volte anche noi la musica".

Schembri
Ha visto dei siriani uscire nella corte?
"Sì, li ho visti. Padre madre e 2 bimbi. I bambini erano avvolti da coperte.

Pacia
C’erano le feste?
"Sì. Una volta".
Chi partecipava?
"Non so. Ragazzi e ragazze".


Corte d'Assise.
A che ora ha visto Olindo e Rosa arrivare nella corte?
"Non ricordo bene, ma poteva essere intorno alle 22".

AVVOCATI GIORNALISTI

Ho chiesto ai difensori delle varie parti di indicare quale, secondo loro, sarebbe stato il titolo ideale di prima pagina sui quotidiani dopo l'udienza di ieri.
Ecco cosa mi hanno risposto:

Tropenscovino e Panzeri (parte civile Azouz e famiglia Marzouk):
"Raffica di eccezioni respinte. Primo round ad accusa e parti civili".

Tagliabue (parte civile famiglia Castagna):
"Parte il processo, orribile assalto mediatico alla gabbia dei coniugi".

Gabrielli (parte civile famiglia Frigerio):
"Olindo e Rosa, sconfitta la loro difesa. Si annuncia una Caporetto".

Pacia (difensore Olindo e Rosa):
"Squadre appena entrate in campo. zero a zero ma si aspettano sorprese".

Schembri (difensore Olindo Romano):
"Via al processo. Difesa molto combattiva".

Bordeaux (difensore di Rosa Bazzi):
"Processo al via, la difesa si presenta: chiamati 150 testi".

AAA: TESTIMONI CERCASI

La Corte d'Assise ha ammesso tutte le prove (comprese le centinaia di testi) chieste dalle parti. Tutte tranne una. I difensori di Olindo e Rosa avevano infatti chiamato a testimoniare l'avvocato Manuel Gabrielli, legale di Mario Frigerio, l'unico superstite. Se la Corte avesse accolto la richiesta del trio Pacia-Schembri-Bordeaux, Gabrielli sarebbe stato costretto a uscire dal processo, facendo venire meno un sostegno importante, non soltanto legale, ma anche psicologico, al suo assistito.
La Corte d'Assise ha ritenuta superflua un'eventuale deposizione di Gabrielli, chiamato in causa in relazione a un atto prodotto dallo stesso e già agli atti del dibattimento, a cui l'avvocato potrebbe né aggiungere, n'è togliere nulla.












DICONO DI LORO

Rapida rassegna stampa sulla prima udienza (martedì 29 gennaio) con i principali titoli delle prime pagine.

Quotidiani locali:
Corriere di Como: "Processo di Erba, subito scontro tra accusa e difesa".
La Provincia: "Nuova prova contro Olindo e Rosa".
Quotidiani nazionali:
Corriere della Sera: "Olindo e Rosa in gabbia mano nella mano".
La Repubblica: "Folla al processo, Rosa e Olindo mano nella mano".
Libero: "Non facciamoci commuovere dalle carezze di Rosa e Olindo".

L'unico giornale ad avere dato una notizia vera e propria è stato "La Provincia", al cui interno il pezzo a firma Paolo Moretti parla di una possibile nuova prova che inchioderebbe Olindo Romano:"Un'impronta trovata sul corpicino del povero Youssef che sarebbe perfettamente compatibile con la mano di Olindo".
Questo sarebbe un elemento aggiuntivo rispetto a quanto appreso fin'ora dall'inchiesta. Elemento però non esplicitato ieri dal Piemme Massimo Astori che si è limitato a parlare della "firma" lasciata dai due imputati sulla terribile strage".
Nei prossimi giorni avremo eventuale conferma della notizia data da Moretti.
I quotidiani nazionali si sono soffermati soprattutto sulle tenerezze scambiate tra Olindo e Rosa con foto e articoli.
Tenerezze ben definite da Natalia Aspesi come "leziose e stanche", messe in scena dalla coppia in "assoluta, demente, futilità".

PREGO, ACCOMODATEVI

Non gli è bastato cacciar fuori un braccio dalla cella e fare chiaramente cenno che lui di foto non ne voleva più fare.
Olindo Romano ha dovuto presto obbedire, sedersi a fianco di Rosa e farsi immortalare dietro alle sbarre, come l'orso bruno allo zoo.
Così gli hanno "consigliato" di fare i suoi avvocati difensori.
Così è forse meglio nell'economia di una incomprensibile "strategia da riflettori", in cui, probabilmente, si gioca la carta del massacro mediatico degli imputati, nel segno del più crudo "tanto, non hanno più nulla da perdere".

IL CLASSICO "QUI, QUO, QUA"

Molta confusione sulla possibilità di utilizzare le riprese televisive prodotte e messe a disposizione di qualsiaisi emittente a titolo gratuito da Rai Tre.
I principali quotidiani e telegiornali nazionali hanno messo l'accento sulla decisione della Corte d'Assise di far utilizzare le riprese soltanto "a sentenza emessa".
Qualche Tg ieri sera non ha, infatti, mostrato le immagini integrali del dibattimento, che pur possedeva.
Si tratta di un equivoco.
L'udienza di ieri era trasmissibile anche integralmente.
Qualcuno, come Espansione Tv ne ha mandati giustamente in onda ampi stralci.
L'unico divieto della Corte, un divieto rigoroso e per nulla blando, riguarda la messa in onda delle deposizioni di "parti, testi, periti e consulenti di ogni genere". Una premura voluta dalla Corte per preservare una relativa serenità di chi depone, senza che questi abbia anche la preoccupazione di potersi vedere in onda, magari a pochi minuti dalla deposizione stessa.
Oggi pomeriggio potrebbero sfilare i primi testi. Da oggi, dunque, ma solo da oggi, potrebbe vigere il divieto.

GIUSTIZIA SPETTACOLO, O SPETTACOLO GIUSTIZIA?

La Corte d'Assise gliel'ha chiesto tre volte, come a dire: "Siete sicuri?".
Gli avvocati erano sicurissimi, telecamere e fotografi, per dieci minuti, avrebbero potuto fare ciò volevano dei due coniugi dietro alle sbarre.
E se i cameraman hanno avuto un minimo di ritegno, quelli armati di Canon e Nikon sono andati all'assalto della gabbia.
Ma se butti un pezzo di carne in una tana di leoni, non puoi pensare che i leoni non si azzannino per sbranarselo.
La Corte d'Assise gliel'ha chiesto tre volte ai difensori dei Romano. "Potete opporre diniego", ha aggiunto.
Ma quale diniego? Di fronte a una Giuria popolare che potrebbe in fretta barattare un po' di umana repulsione nei confronti di due indiziati di strage con altrettanta umana pietà, tutto fa brodo. Per Olindo e Rosa, dopo tutto, si tratta di dieci minuti di "paura".
Nulla rispetto a quanto hanno già passato. Nulla rispetto a quanto rischiano.
Giustizia spettacolo.
O spettacolo giustizia?

martedì 29 gennaio 2008

CARTE SUL TAVOLO

Ecco, in pillole, le carte che le varie parti del processo hanno messo sul tavolo e che verranno sviluppate nel corso del dibattimento.


Massimo Astori, pubblica accusa.

  • Olindo e Rosa sono del tutto corresponsabili in quanto gli viene contestato nel capo di imputazione.
  • Il 10 gennaio da parte dei coniugi vi furono piene e consapevoli confessioni.
  • La tardiva ritrattazione è stata dettata da condizionamenti derivanti anche da abbagli di promesse di campagne di stampa innocentiste.
  • Olindo e Rosa confessarono anche in seguito, parlando tra loro.
  • Mai ci fu proclamazione di innocenza nei mesi di carcere.
  • Questo non è un processo indiziario. Abbiamo prove documentali. Molti elementi già sono in possesso della Corte, altri li porteremo.
  • Il movente risiede nei pessimi rapporti di vicinato.
  • Abbiamo prove della premeditazione: pedinamenti.
  • Esistono accertamenti tecnici sui reperti ematici trovati sull’auto di Olindo.
  • La testimonianza di Mario Frigerio è assolutamente attendibile e determinante. Ne mostreremo una ripresa video.
  • Il libro “Vicini da morire” di Pino Corrias contiene ulteriori confessioni dei due rese davanti al criminologo Massimo Picozzi.
Enzo Pacia, difensore coniugi Romano.

  • Il cuore del processo è una confessione che contestiamo su tutta la linea per le modalità in cui è stata estorta.
  • Intendiamo provare che la confessione è contraddittoria, ed è stata indotta con un sottile gioco psicologico dettato dallo squilibrio di forze in campo (4 sostituti procuratori, con il sostegno dell’opinione pubblica contro un solo avvocato).
  • Le confessioni non rappresentano una deposizione spontanea, ma contengono una serie di contraddizioni che indicano la presenza del virus dell’inattendibilità.
  • Questo è un processo indiziario. Non c’è la prova e non c’è nemmeno la confessione.
  • I due coniugi sono stati suggestionati da lusinghe dei Pm durante gli interrogatori.
  • La confessione è la base dell’intero processo, ma non regge.
  • La goccia di sangue che rappresenta l’altra prova chiave non si capisce da dove sia “piovuta”, non si sa quando e non si sa come.
  • Quanto avvenuto è incompatibile con la presunta azione dei due coniugi. Non possono essere state solo due persone a creare quel mattatoio.
Fabio Schembri, per Olindo Romano e Rosa Bazzi.
  • Il super testimone, Mario Frigerio, è inattendibile. In prima battuta fornì il riconoscimento di una persona che lui non conosceva.
  • Il suo avvocato, Manuel Gabrielli deve essere citato come teste. Non perché esca dal processo, ma perché è utile alla ricerca della verità.

UN DELIRIO BREVE

Il primo si è presentato davanti al Tribunale alle 4.30 di stamattina.
“Faccio il muratore da una vita, per me non è un problema”, avrebbe detto a un cronista di Rai3, che forse a quell’ora andava a dormire.
Poi, dalle otto in avanti, una folla sempre più numerosa alla porta del Palazzo di Giustizia, senza però formare la calca informe che alla vigilia in molti temevano.
Tutto si è svolto con relativa calma e le 60 seggiole riservate al pubblico si sono presto riempite.
Lo spettacolo peggiore è arrivato con l’assalto dei fotografi.
Autorizzati dal presidente Alessandro Bianchi a 10 minuti di scatti prima dell’inizio vero e proprio del dibattimento, i fotoreporter si sono buttati davanti alla gabbia che ospita i due coniugi. Un “assalto al mostro” dall’aspetto triste, con Rosa Bazzi visibilmente disorientata e Olindo Romano a dare l’impressione di essere impermeabile al mondo intero.
La trance agonistica è scemata, per fortuna, nel giro di un quarto d’ora, con le prime battute del dibattimento. Tra un comma e l’altro, Olindo e Rosa sono presto tornati nel loro ruolo, assurdo e perfetto, di presunti carnefici.
Alle 15 e 30, con la ripresa del processo, dopo una breve pausa, il pubblico era già ridotto a una decina di persone. Quando si dice la volatilità delle mode.

AZOUZ MANIA

C'è una tizia, giuro, che da stamattina, appena mi vede, mi supplica perchè le presti il mio pass rosso per entrare nell'aula dell'Assise. Motivo: vuole vedere Azouz Marzouk. Anzi, vuole parlare con lui.
Qualcuno ha provato a spiegarle che Azouz è, al momento, detenuto.
"Non mi importa - ha risposto - per me resta un amico".

UN DILUVIO DI ECCEZIONI (GIA' VISTE E RIGETTATE)

Una pioggia, anzi, un diluvio di eccezioni si è abbattuto sul processo.
Due dei tre difensori dei coniugi Romano hanno aperto il dibattimento contestando alcuni passaggi formali e sostanziali in fase di indagini preliminari.
Andiamo con ordine in estrema sintesi.



Avvocato Fabio Schembri per Olindo Romano:
“Violati palesemente i diritti difensivi. Ai due imputati è stato, senza motivo, impedito di parlare con il loro difensore nei momenti più delicati. Gli interrogatori del 10 gennaio di Olindo Romano (quelli contenenti la prima confessione di Olindo) debbono essere annullati".

Avvocato Luisa Bordeaux per Rosa Bazzi:
"Pare improbabile che il difensore dei coniugi potesse essere presente a due interrigatori contemporaneamente. Il verbale sintetico non risulta conforme alle trascrizioni. Non sappiamo esattamente cosa accade da quando iniziò l’interrogatorio a quando finì".

"La sera del 26, i Romano, già indagati, vengono portati da una pattuglia a rifare il percorso Erba Como per verificare la tempistica del loro alibi dell’11 dicembre. Mentre i due sono in centro città con alcuni militari, la loro automobile, una Seat Arosa, viene ispezionata e visionata. Nel corso di tutte queste operazioni il difensore non viene avvisato, malgrado lo status di indagati".



Replica del Pm Massimo Astori:
“Molte delle eccezioni erano già state rigettate in sede di Udienza preliminare. Eccezioni che giudico strumentali per raffigurare scenari inquietanti e non chiari. Già il Giudice dell’udienza preliminare aveva chiarito che i colloqui tra indagati e loro legale erano stati concessi. Non c’è chiarezza nelle verbalizzazioni? Allora, acquisiamo i verbali degli interrogatori! Ascoltiamoli in aula! Sugli accertamenti dei carabinieri del 26 dicembre, non era richiesta, nè dovuta la presenza della difesa. Per questa serie di motivazioni, si chiede che la Corte d’Assise respinga ogni eccezione presentata".




Decisione della Corte d'Assise:


La Corte d’Assise respinge tutte eccezioni.
Sulla nullità degli interrogatori: non risulta alcuna richiesta da perte degli imputati di avere un difensore e venne consentito loro il dialogo con il difensore. Eccezione infondata nel merito e comunque tardiva.

Sulle tempistiche degli interrogatori del 10 gennaio: non c’è stata sovrapposizione di tempi tale da rendere impossibile la presenza del legale ai due interrogatori. Eccezione respinta perchè infondata.


Sulla nullità dei rilievi sull’auto: questi non prevedono la presenza del difensore. I rilievi tecnici compiuti su delega dei Pm non rientrano nella fattispecie per cui è necessaria la presenza della difesa.

COLPO DI SCENA

Abbiamo scritto per mesi (io compreso) che i giudici popolari sarebbero stati sei donne.
Oggi è spuntato un uomo tra i sei. La giuria dei giornalisti ha deciso di ammetterlo, nonostante il palese sgarbo.

DOPPIO BINARIO SUBITO IN AGENDA

Processo mediatico al primo punto dell’agenda della Corte.
Riprese televisive sì o riprese televisive no? Questo è il dilemma, e potrebbe, davvero, essere il nodo della questione.
Vediamo le singole posizioni al riguardo:

Massimo Astori, pubblica accusa: “ Non siamo contrari alla pubblicità del Processo, ma temiamo l’azzeramento dell’orizzonte processuale. Il rischio è di avere una ripresa indiscriminata senza possibilità alcuna di approfondimento. Tutto potrebbe ridursi a un riversamento dei fatti su un pubblico passivo. Ma questo, probabilmente, è un problema etico e deontologico che appartiene ai media. Sarà, tra l’altro, un processo scabroso, con fatti duri. Insomma, il timore è che l’onda mediatica possa stravolgere il processo. Riteniamo pertanto che vada accolta soltanto l’istanza della Rai e, in particolare, della trasmissione “Un giorno in Pretura”, che, per esperienza acquisita negli anni, dà garanzia di serietà.Quindi, non mi oppongo ma chiedo soprattutto la tutela dei testimoni dalle telecamere. Testimoni che debbono essere tutelati da riprese in diretta durante la deposizione. Più in generale, le immagini dovrebbero essere fruibili soltanto alla fine del dibattimento”.

Roberto Tropenscovino, avvocato di Azouz: “Mi associo alla linea del Pm. E chiedo che non sia divulgato in tempo reale il materiale video”.

Manuel Gabrielli: avvocato famiglia Frigerio: “Mi associo”.

Francesco Tagliabue, avvocato famiglia Castagna: “Ogni tipo di ripresa, di immagine, finirebbe su rotocalchi e trasmissioni per mesi e mesi. Non vogliamo alimentare il Processo mediatico, definito recentemente dalla Cassazione inutile e dannoso . il parere è nettamente negativo.

Enzo Pacia: avvocato di Olindo Romano e Rosa Bazzi: “Di questo processo si parla anche troppo da oltre un anno. Non è stato taciuto nulla dei fatti e delle loro conseguenze. Sono stati persino già intervistati i testimoni. Vi potrò stupire, dunque, ma io mi sento garantito proprio dalla massiccia presenza della stampa e dalla televisione, senza limitazioni. Stampa e televisione siano presenti. Vogliamo vedere chiaro in questa vicenda sotto tutti i profili alla presenza della stampa e della televisione” .

Sentite le parti, la Corte d’Assise emette un’ordinanza:
“Si autorizza Rai Tre, in virtù della comprovata esperienza della trasmissione “Un giorno in Pretura”, alle riprese integrali del dibattimento, la cui messa in onda è autorizzata in differita, fin dalle edizioni serali di tg e programmi.
La messa in onda non potrà riguardare però, in nessun caso, parti, testimoni, periti, esperti che non vogliano o che non possano essere ripresi. In ogni caso.

REPORT 2 - CI SONO!!!

Alle nove la notizia più attesa.
In aula oggi ci saranno entrambi i Nostri: sia Olindo, sia Rosa.
Suona la campana, entra la Corte.

29 GENNAIO 2008 - REPORT 1

Di gente ce n'è molta, ma, sinceramente, me ne aspettavo anche di più.
Alle 8 di mattina sul piazzale antistante il Tribunale il numero di giornalisti eguaglia quello dei curiosi.
Prima analisi del target: a parte i soliti noti di Palazzo di Giustizia (pensionati che per la loro assiduità meriterebbero la laurea ad honorem) molti ragazzini, pronti a bigiare la giornata di scuola.
In sala stampa i cronisti lariani sono già in pole position. La tensione cresce, ma, probabilmente, il processo non inizierà prestissimo. Si parla, almeno delle 10.30-11.00.

lunedì 28 gennaio 2008

SCHERMAGLIE PRELIMINARI

“Siamo di fronte a una sentenza già scritta”.
E ancora: “Sono state limitate le possibilità di difesa”.
A processo non ancora aperto, gli avvocati difensori dei coniugi Romano, Luisa Bordeaux e Fabio Schembri vanno all’attacco della Corte d’Assise e della Procura di Como.
In una memoria depositata nei giorni scorsi, i due avvocati denunciano apertamente una presunta “compressione del diritto di difesa” indicando, definendoli “gravi”, una serie di fatti imputabili a Corte e Piemme.
I due legali dei Romano fanno riferimento soprattutto a due circostanze: il diniego opposto in sede di udienza preliminare e, in seguito, dalla Corte d’Assise, di acquisire tutte le intercettazioni fatte sulle utenze di Olindo e Rosa e sui residenti del circondario di via Diaz e l’opposizione all’effettuazione di una vera e propria perizia psichiatrica in carcere sui due coniugi detenuti al Bassone.
Gli avvocati Bordeaux e Schembri nella loro memoria parlano esplicitamente di “una ferma resistenza e ostilità rispetto a ogni richiesta volta all’acquisizione di dati scientifici e tecnici. Una resistenza – scrivono i due – che può essere di pregiudizio per l’accertamento dei fatti”.
Il documento è andato a integrare il fascicolo del processo nei giorni scorsi, il 18 gennaio, per la precisione. Starà alla Corte d’Assise decidere quale peso intenderà dare alle parole dei due difensori degli imputati. Quel che è fin d’ora certo è che il clima pre-processuale, anche all’interno del Palazzo di Giustizia, è a dir poco rovente.

QUANDO I BINARI SI INTRECCIANO

Processo giuridico e processo mediatico. Il doppio binario. Un paradosso, in realtà.
Il paradosso di due binari distanti, spesso lontanissimi, che, però, si possono intrecciare, fino a sovrapporsi. E uno può diventare funzionale all’altro.
A processo non ancora iniziato, già una sovrapposizione balza agli occhi.
Nella lista dei testi del piemme Massimo Astori, che rappresenterà la pubblica accusa, spicca il nome di Pino Corrias: giornalista e scrittore.
Corrias è l’autore del libro “Vicini da Morire”, un saggio pubblicato lo scorso ottobre che ripercorre con puntualità i terribili fatti di Erba, dal giorno della strage alle confessioni in carcere da parte di Olindo e Rosa.
Cosa vorrà sentire il piemme Astori da Corrias? Probabilmente una cosa in particolare: a Corrias verrà chiesto come abbia fatto a riportare all’interno del suo libro i contenuti di una confessione resa da Olindo Romano a fine gennaio, tre settimane dopo l’arresto, davanti al criminologo Massimo Picozzi.
Questo ulteriore dettagliato resoconto non è agli atti del processo. C’è nel libro, ma non nei documenti processuali. Toccherà a Corrias fornire la prova dell’esistenza della confessione, spiegando dove e come ha trovato la drammatica descrizione che ha poi pubblicato da pagina 219 a pagina 224 del suo libro.
E gli avvocati che difenderanno i coniugi Romano dovranno smontare dichiarazioni di Olindo inequivocabili. Come quella, ad esempio, in cui lo stesso Olindo dice testualmente: “E poi belli tranquilli a Como - parlando degli attimi dopo la strage - Dove ci siamo guardati le nostre vetrine. Ci siamo mangiati uno spuntino e siamo tornati. Tranquilli che erano morti tutti. Invece appena arrivati sentiamo che il Frigerio non è morto. Allora ci siamo detti: speriamo che muoia anche questo […] Invece non è morto. Io dico che se lui moriva la facevamo franca, perché non c’erano tante cose contro di noi”.
Parole trascritte dall’ottimo Corrias dopo la visione di un DVD registrato in carcere e che non è tutt’ora agli atti. E che, grazie a un libro pubblicato quasi un anno dopo la strage, potrebbero assumere un ruolo cruciale nell’economia del processo.

sabato 26 gennaio 2008

HANNO GIA' FAME

Non sarà un cammino facile, ma proprio per questo sarà interessante farlo.
Ho ritirato il mio bel pass rosso che mi darà accesso all'aula d'Assise del Tribunale di Como, insieme con un'altra trentina di colleghi provenienti quasi da tutta Italia.
I restanti rappresentanti dei media avranno a disposizione una sala stampa, con proiezione integrale del dibattimento, allestita appositamente per loro. Si tratta di altri 35-40 giornalisti, così in tutto facciamo una settantina.
Già le forze in campo la dicono lunga sulla straordinarietà del processo che martedì mattina prenderà il via a Como e che vedrà alla sbarra Olindo Romano e Rosa Bazzi, presunti reo-confessi e poi ritrattatori della arcinota strage di Erba.
I preparativi alla prima udienza seguono due binari ben separati: da una parte gli avvocati e il pm, Massimo Astori, ad affilare le armi con la presentazione di lunghissime liste di testimoni. Dall'altra il carrozzone mediatico che, dovendo già iniziare a riempire le pagine dei giornali e le parti nobili dei tg, elucubra sulle più strane dinamiche che il processo ha messo in moto.
Ecco allora i pareri degli psicologi, che spiegano perché la gente è così attratta dal "male" rappresentato dalla coppia "Olly e Rosa", le opinioni degli amministratori pubblici e le immancabili interviste per strada, a Erba, con un sacco di persone, per la verità, scocciate dal trambusto che sta per montare.
Nessuno si è però chiesto, né lo ha chiesto ai due avvocati dei Romano, Schembri e Bordeaux, se i due imputati saranno in aula. Potrebbero tranquillamente rinunciare, come aveva fatto Rosa in Udienza preliminare, e potrebbero comunicarlo anche lunedì.
Stando ai primi indizi sulla strategia difensiva, che punta sicuramente all'accrescimento della tensione generale, i due arriveranno martedì in aula.
La reazione del pubblico, per il quale, tra l'altro, verranno allestiti nuovi seggiolini in aula, dovrà essere civile e contenuta, ma non è detto che ciò avvenga, e non è detto che ciò non giovi alla causa dei Romano.
Ecco il primo momento in cui il piano giudiziario e quello mediatico potrebbero sovrapporsi. Una sovrapposizione, tra l'altro, per nulla casuale e abbastanza "pericolosa" nell'economia di un processo che, invece, di serenità ne ha bisogno come del pane.