lunedì 25 febbraio 2008

LA GRANDE MOVIOLA

L’aperitivo di oggi (auguri Paoletta, te li porti bene) ha dato ottimi frutti in termini di spunti.
Ne prendo uno. Argomento: il processo ai coniugi Romano. Interlocutori: gente interessata e preparata. Vino: prosecco di Valdobbiadene. Morale: Aldo Biscardi ha rovinato l’Italia.
Il prosecco non c’entra. Mi spiego: tutto è ormai filtrato dal devastante “effetto moviola”. Anche nel nostro caso manca solo il lampadato Graziano Cesari e poi c’è tutto. Riprese rallentate, frasi estrapolate leggendo i labiali degli imputati, simulazioni, ricostruzioni più o meno fantasiose, ipotesi, scenari e, soprattutto, opinioni come se piovesse. No, non è “Controcampo”. È il modello di dibattito fiorito intorno al processo. Perché se in Italia siamo notoriamente tutti allenatori, ora stiamo diventando sempre più tutti investigatori, magistrati, giudici e avvocati. Ecco perché il processo mediatico ha tremenda importanza e può essere pericoloso. Tutti si sentono autorizzati a giudicare. Ma non sugli atti processuali, bensì su ciò che del processo passa all’esterno. E, l’abbiamo visto, non sempre ciò che passa assomiglia a ciò che è accaduto davvero. Il problema sta nell’esistenza stessa del processo. O meglio, nella sua continua “reiterazione” (come dice Zecchi) su binari diversi da quello giuridico. Una reiterazione che, con il tempo, e qui il tempo non manca, porta sempre più in secondo piano il piano giuridico, a favore di quello mediatico.
Con buona pace della Corte d’Assise.

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