venerdì 28 marzo 2008

TESTIMONI DEL 27 MARZO (TORRE)

Di seguito è riportata la deposizione del dott. Carlo Torre, consulente della difesa che ha relazionato nel dettaglio sulle analisi fatte sui corpi delle vittime. Si avverte che i contenuti della deposizione sono di particolare crudezza.


Carlo Torre, consulente tecnico difesa, medico legale.

Abbiamo esaminato essenzialmente le relazioni tecniche, la consulenza tecnico legale del Pm, altri documenti, abbiamo avuto accesso al luogo dei fatti ed esaminato alcuni reperti.
Spiace dirlo, ma si tratta di un caso in cui le indagini medico legali svolte non sono soddisfacenti. Le indagini necroscopiche sono insoddisfacenti. Io non credo, intanto, che in un pomeriggio dalle 14 alle 22, si possano svolgere ben 4 autopsie. Inoltre, è la prima volta in cui mi imbatto in un caso in cui un cadavere non viene completamente rasato. Con questo modo di procedere alcuni elementi più fini potrebbero essere sfuggiti. Dalla relazione del dott. Scola traspare una sorta di conclusione tratta dall’esame di reperti oggettivi e di semplici “sentito dire”. Più d’una volta ci si imbatte in conclusioni che derivano tra una commistione pericolosa tra ciò che si è osservato e ciò che si sa. Quale elemento tecnico legale, ad esempio, può portare il dottor Scola a dire che due elementi si siano introdotti nell’appartamento e non fossero già dentro? Ho sentito parlare di spigoli acuti e spigoli smussi, non si capisce cosa sia uno spigolo smusso e liscio.

Torre estrae alcuni coltelli dalla sua borsa e dimostra alcune azioni con una lama e relative conseguenze. Poi inizia con un'analisi vittima per vittima.

Youssef
Siamo d’accordo sulle cause della morte del bimbo, non sulle modalità in cui è avvenuto il perimento. Le escoriazioni sul volto possono essere state prodotte anche da una mano, ma una mano che immobilizza non avrebbe prodotto soltanto quelle escoriazioni. Ci sarebbero ecchimosi nel volto di un piccolo vivace immobilizzato. Le escoriazioni, secondo me, sono state prodotte da una mano che lo premeva sul divano. Ma non una mano che lo immobilizzava. Il bambino è stato ucciso in un’altra posizione rispetto a quella in cui è stato trovato. Una cosa così sfumata non so bene cosa sia, ma non è una mano che trattiene. La questione dei guanti, sinceramente, era un’altra di quelle manifestazioni perlomeno strane della accusa. Non potevano essere certo guanti di lattice. Sarebbe stato interessante avere un esame istologico sull’ustione del bambino, che mi avrebbe detto qualcosa sulle condizioni del bimbo nel corso dell’incendio. Si vede benissimo che la guancia sinistra è nettamente priva di nerofumo, perché quella porzione del volto del bambino era protetta da qualcosa. Non ci sono linee sfumate, nulla. La ferita alla carotide non ha prodotto schizzo, che invece dovrebbe essere stato prodotto, se il bimbo fosse stato sul divano così come è stato trovato. Se, invece, il bimbo fosse stato lasciato prono sul divano, con il viso premuto sul cuscino di seduta, il divano avrebbe tamponato la sua emorragia con il coagulo del sangue che sarebbe finito tutto sulla seduta del divano. Anche secondo me è logico pensare che la mano omicida fosse una mano sinistra, perché la ferita dimostrerebbe questo particolare.


Paola Galli
Siamo d’accordo che la morte è da trauma cranico e che le ferite al collo sono di rilevanza piuttosto modesta. Ma di nuovo ci troviamo di fronte alla ricostruzione degli eventi sulla base di sentito dire. Le lesioni sono omogenee, quindi è stato usato un solo coltello. Ma le lesioni che il dott. Scola descrive (ferite lunghe da 1,7 cm a 3,5) non sono definibili omogenee. Il dott. Scola parla di spigoli lisci riferendosi alle ferite del capo. Come può il dott. Scola dire che le ferite del capo non abbiano margini escoriati? Invece sono molto escoriate, il profilo rosso intorno alla ferita sono proprio le escoriazioni. Non si può non pulire bene il campo di osservazione. Non c’è stata rasatura. In questi casi io reperto sempre gran parte del cranio, la porto in laboratorio, la scheletrizzo e la ricompongo. La signora Galli è stata cagionata dai traumi alla testa. La donna è stata trovata prona, con un’azione di coltellate che dimostrano una precisa decisione di colpire una regione mortale. In tutte le immagini non ci sono mai le macchie da brandeggio dell’arma. Non abbiamo tracce di questo movimento, ciò fa pensare che l’arma usata fosse molto pesante. Sicuramente è stata colpita quando era a terra, non so dire se sia accaduto anche quando era in piedi. Le ferite da taglio sono state inferte sul corpo quando era sul pavimento, nella parte destra del collo, ed è più facile che sia stata usata la mano destra. Il coltello usato non doveva essere molto lungo. È possibile che il coltello usato sia lo stesso usato col bambino. Per tutte le vittime potrebbero essere stati usati gli stessi coltelli.

Raffaella Castagna
Non so come il dott. Scola possa essersi sentito autorizzato a dire che siano state usate due armi diverse. Potrebbe essere invece stata usata un’arma sola, o più armi ma della medesima foggia. Raffaella aveva una grave ferita al collo sulla parte destra. Se era supina al momento della morte, potrebbe essere stata colpita da una mano sia destra sia sinistra. Se fosse stata girata, allora sarebbe più logico che sia stata usata una mano destra. Sulla sua testa ci sono ferite lacero contuse con evidente escoriazioni dei margini. Ma ha due ferite a margini molto netti. In profondità, pare di vedere una frattura lineare. Non mi sentirei di escludere si sia trattato di un’accetta o qualcosa di simile. O sono stati usati due strumenti o di uno solo in grado di produrre lesioni da trauma a superficie pianeggiante sia da fendente. C’è poi una lesione al sopracciglio di Raffaella. Tre linee parallele e continue fanno pensare a un oggetto che ha, per la sua forma, causato le tre linee. (Torre estrae una pesante carrucola, per mostrare che arma potrebbe essere stata usata). Anche per Raffaella doveva trattarsi dello stesso coltello di dimensioni contenute.

Valeria Cherubini
È il caso più interessante. Cadavere inginocchiato al suolo e indumenti poco sporchi di sangue. Non c’è stata colatura di sangue sugli indumenti. La donna non può avere subito lesioni importanti alla testa con indosso quegli indumenti e non può avere camminato in posizione eretta senza sporcarsi di sangue. La donna è stata accoltellata con indosso il giaccone e poi finita in un secondo tempo, una volta sfilatole il giaccone. La Cherubini ha la mano sinistra sporchissima di sangue, perché era la mano in cui erano presenti le vistose ferite da difesa. La mano destra, invece, sul dorso non ha sangue. Il palmo è invece sporco di nero. Può essere che la signora abbia toccato il nerofumo salendo verso l’appartamento. È possibile. Ma può anche essere che nella prima fase la signora abbia resistito a una colluttazione afferrando il corpo contundente sporco di “morchia” (il grasso nero dei ferri da lavoro). È solo un’ipotesi che butto lì. Anche nel caso della Cherubini si ipotizza l’uso di due armi punta e taglio. Ma non si capisce come il dott. Scola possa dirlo, visto che le ferite sono concentrate in una piccola zona. Le ferite lacero contuse del capo hanno portato a una sorta di maciullamento, difficilmente riconducibili a un leverino come quello ipotizzato. Poi ci sono ferite occipitali che suggeriscono l’uso di uno strumento fendente. Le fratture del capo fanno pensare a uno strumento di dimensione limitata, un martello tondo o una semisfera. Gli indumenti sono poco sporchi di sangue sia in relazione ai traumi al capo, sia in relazione a quelli al collo, tutte molto sanguinanti. Non c’è sangue nello stomaco, né nei polmoni. Della signora esistono tracce di sangue piccole sulla scala. Ma non schizzi vistosi e consoni al tipo di ferite mortali riportate. Quindi non furono le ferite alla testa e al collo quelle subite prima della salita dalle scale. Anche se la sciarpa che indossava la Cherubini può aver assorbito del sangue e la sciarpa ha riportato coltellate. Il giaccone presenta soluzioni di continuità da tagliente, di cui soltanto una lo attraversa completamente. Ma come mai il giaccone è poi finito dietro la schiena della Cherubini?
Nella tenda c’è una netta coltellata. Si vede chiaramente una lacerazione in cui i margini sono nettissimi, con un taglio e una lesione da punta e taglio. La signora Cherubini potrebbe essere stata colpita mentre era dietro alla tenda. Le macchie di sangue sul vetro ci fanno pensare che la signora Cherubini sia stata ferita per le scale alla mano e forse anche con un colpo in testa, sia poi scappata di sopra, sia arrivata vicino alla tenda e lì sia stata percossa e accoltellata in una possibile colluttazione, si sia poi inginocchiata e sia stata accoltellata al collo e in altre parti. C’è un fatto strano, però. Sul muro interno della casa di Raffaella Castagna, vicino all’ingresso, c’è uno schizzetto di sangue appartenente a Valeria Cherubini. Potrebbe essere stato prodotto da una persona che teneva in mano un coltello sporco di sangue. Una via di fuga plausibile potrebbe essere stata casa Castagna, da balconcino in particolare. Da lì si può saltare sia in strada, sia nella corte. Ciò potrebbe essere successo anche dopo il primo allontanamento di Bartesaghi e di Ballabio. Sulla superficie interna della porta di ingresso di Raffaella Castagna ci sono cose che sembrano macchioline di sangue, proiettate contro quella porta e poi colate. Quelle macchie non sono mai state repertate. Se fossero di Raffaella, e se fosse davvero sangue, il feritore dovrebbe essere stato all’interno rispetto alla stessa Raffaella, perché se fosse stato tra Raffaella e il portoncino, il suo corpo lo avrebbe schermato. Le varie ferite da taglio sembrano date da una mano esperta, tutt’altro che a caso.

Corte d’Assise:
Ma il taglio che lei vede nella tenda, non sembra esattamente come lei lo ha descritto. Non potrebbe essere un buco fatto con un dito ad esempio?
T: A dire il vero, quell’esame non l’ho fatto io, ma a me pare che non possa essere che un taglio.

La macchia sull’auto.
Non ho nulla da obiettare sul metodo con cui è stata analizzata la macchia dal dott. Previderè. È chiaro che sull’auto è stata trovata una traccia da cui è stato estratto un profilo genetico appartenente alla Cherubini. È una traccia di cui non conosciamo la forma, perché era invisibile.
La sede su cui è stata trovata (il battitacco dell’auto di Olindo Romano) fa pensare che sia stata lasciata da una scarpa. Non sappiamo chi l’abbia lasciata. La corte di via Diaz era ricca di sangue portato in giro dai soccorritori e dall’acqua pompata dai pompieri. Chiunque potrebbe aver lasciato quella traccia sul battitacco dell’auto e non necessariamente in quella sera. Compresi, ovviamente, i coniugi Romano. Perché il sangue, soprattutto coagulato, è un elemento resistente ed elastico, difficile da annientare. Se fosse stato fatto un prelievo su tutte le auto lì presenti, scommetterei che non era una soltanto l’auto sporcata di sangue.


Corte d’Assise. Ma, alla luce di quanto ha detto finora, faccia una ricostruzione, secondo le sue ipotesi, di quanto potrebbe essere successo. Se è in grado…

T: Sinceramente non mi sento di fornire una ricostruzione precisa in tal senso. Non so se qualcuno era già all’interno dell’appartamento o se sia entrato. Non so quante persone potrebbero essere state. È ragionevole pensare che fossero almeno due, ma è possibile che sia stata una sola persona. Non necessariamente la mano che colpiva doveva essere quella di un mancino, ma è possibile che lo sia stata. Io non so dire cosa è successo lì dentro, non so dire chi è stato ucciso prima o dopo. Posso solo confermare solo la dinamica della morte della Cherubini. Potrebbero essere state due, tre persone, una delle quali potrebbe essere uscita dalla porta principale, l’altra potrebbe aver seguito la Cherubini di sopra e poi essere scappata per altre vie, per i tetti o saltando dal balcone della Castagna.
La prossima udienza di lunedì 31 marzo vedrà le parti impegnate nell'esame e nel controesame del teste, con la replica diretta del dott. Giovanni Scola, consulente della Procura.

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