lunedì 3 marzo 2008

PARLA ROSA

Dichiarazioni spontanee di Rosa Bazzi.
Visibilmente provata, si gira verso la Corte, dando le spalle agli avvocati e inizia a parlare.

Voglio fare una dichiarazione spontanea.
Non è facile essere qui. Non saprei, con tutto quello che ho subito di prima e dopo, grazie a una persona che mi ha sconvolto, poi con tutto quello che abbiamo subito dai carabinieri, che io gli chiedevo sempre che non eravamo stati noi e insistevano dal primo giorno che eravamo stati noi. Abbiamo chiesto più di una volta che non era vero e loro dicevano che avevano un sacco di prove contro di noi. Io ho tentato più di una volta di spiegare.
Io e l’Olindo non siamo mai saliti non abbiamo fatto niente, se serve ben poco forse adesso con tutte le dichiarazione che c’hanno detto di dire. Che c’hanno anche fatto vedere le foto com’erano successo quando siamo stati portati in carcere e siamo stati interrogati ce li avevano fatti vedere ancora. Il maresciallo Truzzi lui sapeva tutto quello che succedeva nel cortile e noi, io non l’ho mai conosciuto il maresciallo quello che si è seduto qui, e quella sera lì quelle persone che hanno detto che sono entrate non sono state loro, sono state altre persone, e da quella sera lì è stato un incubo, perché tutti i giorni avevamo i carabinieri in casa. Per un giubbetto credevano che l’Olindo era un cacciatore. Olindo non è mai stato violento, non è vero quello che dice il papà della Raffaella che l’ha preso e l’ha picchiato, perché non è vero. Non siamo criminali. Abbiamo sempre cercato di aiutare, perché quando urlava noi chiamavamo i carabinieri o suo papà, non avevamo così tanto odio per farle del male. Io sono stato che ci hanno detto che se non dicevo quello che dovevo dire non vedevo più l’Olindo, per me è tutto l’Olindo perché mi ha aiutato nei momenti difficili e mi ha aiutato ancora adesso e l’hanno messo su un furgone e non lo vedevo più. Io ho detto: ditemi cosa devo dire che io lo dico, però non portatemi via l’Olindo.
So che non è facile e anche quando venivano i dottori di Milano ci dicevano di andare avanti così a dire così perché c’avevamo un’altra pena. Poi con l’aiuto delle persone del carcere siamo riusciti piano piano ad uscire, perché non siamo stati noi, so che non è facile dimostrare che siamo stati noi, è stata tutta un’altra persona, chiedo solamente di non portarci via e di non allontanarci l’un l’altro. Basta. Ho finito.

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