Quando Olindo Romano e Rosa Bazzi furono fermati e portati in carcere il quotidiano "La Padania" pubblicò, mestamente, un titolo che suonava più o meno così: "Inn dù di nost", "Son due dei nostri", per chi ignorasse l'idioma celtico. La notizia era tutta lì, per l'organo di stampa del Carroccio. Un fatto di etnia, non di orrore. Ecco come va interpretato, ora, l'ampio credito che i media leghisti hanno deciso di dare incondizionatamente al libro "Il grande abbaglio" in cui, per somma goia dei criminologi lumbard, si addossano le responsabilità del massacro a un non meglio specificato commando di extracomunitari. L'atra sera ho intercettato in auto una trasmissione di RadioPadania. Nel corso del programma, veniva intervistato uno degli autori del libro, che, con l'incondizionato appoggio del conduttore, spiegava perchè Olindo e Rosa non potevano essere stati i protagonisti dei fatti dell'11 dicembre 2006 e perchè il colpevole doveva essere cercato altrove. Mentre ascoltavo, lo ammetto, un po' sconcertato, mi chiedevo: ma ci sarà qualcuno che, annebbiato dalla ideologia politica, crederà a questa tesi? Purtroppo, la risposta me la sono data immediatamente: evidentemente, sì.
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