Giuliano Tavaroli, era in carcere insieme con Olindo. Dà il consenso alle riprese.
Quando stato in carcere a Como?
Dal 20 febbraio al primo giugno del 2006.
Ha conosciuto Olindo?
Eravamo entrambi in isolamento nella stessa sezione. Avevamo due celle diverse ma prossime. Potevamo parlare. Avevamo rapporti visivi e di buon vicinato. Capitava di parlare di argomenti normalissimi. Di vari argomenti.
Conosceva il motivo per cui Olindo era detenuto?
Sì, dai giornali.
Ha affrontato temi religiosi con Olindo?
Sì, sia con lui sia con altri detenuti, argomenti di carattere spirituale. Partecipavamo alla messa in corridoio. Avevamo ricevuto in dono un libro in dono dal cappellano, per Pasqua. Mentre parlavo con un altro detenuto, ricordo che Olindo intervenne parlando del tema del perdono. Lui su questo argomento aveva un problema: perché era stato recentemente perdonato dal Castagna e lui non si sentiva pronto ad essere perdonato, ma si sentiva che era lui a dover perdonare. In un altro paio di circostanze aveva manifestato il convincimento di essere stato oggetto di annose angherie, nessuno è stato capace di comporre le liti, e che se fosse successo non si sarebbe arrivati a fare quello che ha fatto. Ovviamente l’argomento era la sua vicenda.
Olindo le aveva detto che avrebbe dovuto partecipare a un processo?
Sì, ricordo qualcosa. Che coinvolgeva la famiglia Castagna.
Emergeva la sua responsabilità per quello che era successo?
Mai in maniera diretta. Non ha mai ammesso in maniera diretta quanto gli veniva imputato. Era riservato, aveva una posizione di accettazione della vicenda. Lui parlava con preoccupazione della prospettiva lontano dalla moglie. Una volta si presentò a un altro detenuto come “il mostro di Erba”.
Le ha mai detto di essere innocente?
Non l’ha mai detto. Non ha mai manifestato l’intenzione di ritrattare. L’accettazione era di fatto. Pensava a come vivere la carcerazione con sua moglie. Quella era la sua preoccupazione.
Ho avuto modo di sentire parlare Olindo con altri, ad esempio operatori sanitari e psicologici?
Qualche volta ho sentito qualche particolare. Sentivo parlare di spranghe e altro, e capivo che Olindo entrava nei particolari.
Le ha mai parlato della sua confessione?
In una circostanza mi disse che in una lunga notte aveva reso una confessione.
Come fu presentata?
Come un racconto. Disse che la confessione era stata come una vera e propria liberazione, dopo la pressione anche della stampa e delle indagini.
È mai stato in discussione che fosse innocente?
Non è mai stato in discussione.
Le ha mai dato suggerimenti?
No, perché non fu mai richiesto. Gli ho fatto semplici inviti a vivere questa situazione nel modo migliore possibile. Ho cercato anche di rispettare la sua riservatezza.
Ha aiutato Olindo a redigere una lettera?
No, mai. La lettera di cui si parla non fu scritta da me. Non ne ero a conoscenza.
Le disse Olindo di avere avuto pressione dai carabinieri?
Mai. Né mi parlò di eventuali pressioni psicologiche.
Nei suoi discorsi era implicita la sua responsabilità?
Direi di sì. In una circostanza mi fece leggere l’avviso della chiusura indagini e non aggiunse nulla. Fu la prima volta che presi atto della sua effettiva posizione.
In quell’occasione cosa obiettò?
Nulla. Anche per lui la situazione era molto pesante.
Nemmeno in quell’occasione le disse di voler ritrattare?
Assolutamente no.
Avv. Tropenscovino.
Le ha mai detto che poteva essere stato qualcun altro?
Assolutamente no.
Avv.Pacia
Mi sembra che siano state tutte sue considerazioni personali. O sbaglio?
Non direi. Più che altro è una presa d’atto di uno stato di fatto.
Ha sentito altre volte che Olindo si è presentato come “mostro di Olindo”?
Mai.
Qual era la massima aspirazione di Olindo?
Era quella di avere il ricongiungimento con la moglie.
Non le sembrava paradossale?
Era un’aspettativa ingenua, non paradossale.
Qual era il temperamento di Olindo quando parlava con lei?
Normale.
Le sembrava avesse debolezze interiori?
Non capisco.
Problemi psichici.
Non sono competente per dirlo.
Qual era il motivo per cui era in carcere?
Vari capi di imputazione legati alla vicenda Telecom.
Non avete mai parlato di Osiride, Dio dei morti?
Non con me, non so neanche cosa sia.
Sapeva che Olindo aveva avuto un colloquio con Picozzi?
Sì, me lo raccontava lui. Aspettava le risultanze di quegli incontri.
Avv. Schembri
Voleva scrivere ai giornali della “cella matrimoniale”?
Credo di sì.
Corte d'Assise.
Altri detenuti hanno sentito qui discorsi?
Altri detenuti avrebbero potuto sentire, parlavamo da cella a cella.
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