martedì 19 febbraio 2008

TESTIMONI DEL 18 FEBBRAIO (GALLORINI)

“Sono intervenuto più volte per mettere pace tra Raffaella Castagna e i coniugi Romano, perché non era bello che nella mia comunità ci fosse una situazione di tale tensione”.
La comunità di cui si parla è Erba: quella del luogotenente Luciano Gallorini, colui che fin dai primi istanti dopo la strage ha lavorato per dare un volto ai responsabili del massacro.
Se capisci questa cosa, capisci con quale spirito Gallorini ha condotto le indagini sulla strage di Erba. Perché, la notte stessa del massacro, ha iniziato a sospettare fortemente e lucidamente dei Romano. Perché fino alla piena confessione dei coniugi, poi ritrattata, ha cercato una via d’uscita diversa da quell’incubo che aveva investito con un’atrocità mai vista prima la “sua” comunità.
Quella che segue è la deposizione, per punti sintetici, resa in aula da Gallorini in veste di teste della pubblica accusa.

La scena della strage.
Quando sono arrivato e l’incendio era ancora attivo, c’erano acqua e fuoco.
Sulla prima rampa fino al primo pianerottolo c’erano strisciate di sangue sul muro.
Ho trovato un primo cadavere sul pianerottolo, poi sono entrato e ho trovato un secondo cadavere, poi in un’altra stanza all’interno ho trovato quello del bambino.
Sono uscito e salito al piano di sopra e ho trovato la signora Cherubini.
Ho accertato che il cadavere di Raffaella era in origine all’interno dell’appartamento, e tratto all’esterno da un vigile del fuoco. Indossava un giubbotto di cuoio marrone, allacciato. Portava orologio, braccialetto, anelli.
Accanto alla testa del secondo cadavere, quello di Paola Galli, c’era un cuscino di forma quadrata.
Giunto nella cameretta, il corpicino del bambino.
Nella porta dell’appartamento dei Frigerio, c’era la chiave inserita nella toppa.
Valeria Cherubini era inginocchiata, a carponi, verso la finestra.
Si capisce che la Cherubini è entrata nell’appartamento in cerca di sicurezza, ha afferrato un cuscino e poi l’ha lasciato, si è aggrappata alla tenda ai piedi della quale è poi deceduta.
Nell’appartamento della Castagna l’incendio e l’acqua hanno fatto danni enormi. La camera aveva un contro soffitto che è ceduto e precipitato.
Quando trovai Mario Frigerio in ambulanza in piazza Mercato non sapevo chi fosse. Era in condizioni gravissime, misi immediatamente due carabinieri a sorvegliare il ferito. Poteva essere parte lesa o anche compromesso nel delitto, per questo, in ogni caso, doveva essere seguito in ogni istante. Una volta identificato, poi, la Procura ha coordinato il tutto e ha confermato la tutela H24 del ferito.
Io ho visto Olindo e Rosa nel cortile a una certa ora della sera. Potevano essere le 22.30 o le 23.

Le prime indagini
Abbiamo fatto i primi riscontri sui ceppi familiari delle vittime, abbiamo accertato che mancava all’appello Azouz Marzouk. Quella notte ho dato disposizione di accertare la posizione del Marzouk.
Lui solitamente soggiornava a Merone, da alcuni parenti. Siamo andati a Merone, in via Cavour. In effetti abbiamo rintracciato i loro veicoli. Abbiamo sequestrato un furgone Ducato e un motorino, abbiamo fatto una perquisizione domiciliare. C’erano il fratello e un cugino. Il fratello ci ha subito detto che Azouz era in Tunisia. Ci fece vedere una telefonata sul telefonino con un prefisso straniero. Poi ci fu la conferma di un biglietto aereo comprato da Azouz per la Tunisia. La mattina successiva è arrivata in caserma una telefonata di Azouz che ci diceva che era in Tunisia e aveva saputo cosa fosse successo. Gli consigliammo di andare alla ambasciata più vicina.
Una mail delle 14.27 dall’Ambasciata di Tunisi confermava la presenza di Azouz in Tunisia. I parenti di Marzouk, nel frattempo, erano stati sentiti nella notte in caserma ad Erba.
Nella notte abbiamo ispezionato tutti gli appartamenti della casa del ghiaccio.
In nessuno degli appartamenti abbiamo trovato segni di effrazione o di forzatura. L’unica traccia di sangue era sul pomello interno della porta di ingresso della palazzina. Nessuna traccia ematica sugli abbaini ed erano tutti chiusi dall’interno.
Nessuna traccia sui punti di uscita dalla corte. Nemmeno sulla tettoia che dà su via Volta. Una persona piccola potrebbe essere uscita dagli abbaini della Cherubini, salito sul tetto e sceso in un punto relativamente basso, una volta percorsi tutti i tetti limitrofi. Ma i rilievi hanno dimostrato che di lì non era passato nessuno, nessun segno di sangue, nessuna tegola rotta o spostata. Nessuna traccia di fuga.

I sospetti sui Romano.
Data la situazione virulenta e di controversia tra le famiglie ho deciso di mandare i miei a fare un’ispezione nell’abitazione dei Romano. C’era la flagranza del reato, alle tre di notte l’ho fatto subito. Il sopralluogo è stato condotto dal maresciallo Nesti e dall’appuntato Cardogna.
Nesti mi ha chiamato e mi ha detto: “Ho suonato due volte, poi mi ha aperto Rosa e mi ha detto che Olindo dormiva, ma Olindo, secondo lui, faceva finta di dormire. Mi ha detto vieni subito sul posto. Ci sono andato, ho visto che Olindo aveva una faccia strana, pupille dilatate. Poi abbiamo sentito la lavatrice in funzione ci siamo insospettiti. Ho chiesto l’autorizzazione e abbiamo svolto una perquisizione.
Quando abbiamo chiesto dove fossero stati, stranamente, Rosa ha subito tirato fuori uno scontrino di 8 euro dal Mc Donalds. Olindo aveva ecchimosi importanti sul braccio destro e una sul dito. Le notai quando portammo i due in caserma ad Erba.
Ho detto al maresciallo Nesti di dare un’occhiata anche all’autovettura che era parcheggiata in piazza Mercato. Risalendo ai vari litigi, abbiamo appurato che una volta Rosa ha staccato la corrente nell’appartamento della Castagna.
Abbiamo accertato che la sera dell’11 dicembre la corrente della Castagna è stata staccata, tramite il contatore principale. Quel contatore lì, comanda soltanto la luce dell’appartamento della Castagna. Il tabulato mostra che tra le 17.45 e le 18.00 non c’è stata attività all’interno dell’appartamento, il distacco è avvenuto prima delle 17.45. In tutti gli altri appartamenti con la corrente non c’è stato alcun problema.
Il signor Romano, una volta arrivato, disse a un vigile del fuoco di verificare la condizione dell’impianto perché non c’era la luce. Il vigile disse che il contatore era attivo e che non c’era alcun problema. Dal tabulato non risultano interruzioni della corrente.

Le piste alternative.
Nel corso delle indagini valutammo i possibili vendette tra etnie diverse nello spaccio della droga in cui era stato coinvolto Azouz (marocchini contro tunisini).
Valutammo anche la pista di killer calabresi. Valutammo l’ipotesi del delitto religioso soprattutto nei confronti di Youssef. Valutammo la possibilità che fosse un problema interno alla famiglia Castagna, mettemmo microspie sulle loro auto (Carlo) e sotto controllo il telefono di Pietro Castagna. Valutammo l’ipotesi di un possibile maniaco, un pazzo, dato che Raffaella lavorava in una casa di cura: Villa Cusi.



Mario Frigerio.
Quando vidi Frigerio era ancora intubato, parlava con un filo di voce. Facevo le domande e ripetevo le sue risposte.Quando gli feci il nome di Olindo, Frigerio si mise a piangere, e mi disse che poteva essere stato lui. A quel punto ritenetti che era meglio sospendere.
Ho saputo che in carcere, sulla bibbia di Olindo, c’erano frasi ingiuriose e rancorose verso di me e la mia famiglia. So di una frase che diceva: “Mi chiedo Gallorini come possa accettare un’onoreficenza che è sporca di sangue”.


Avv. Schembri sull’esperimento giudiziale per comprendere da che parte provenissero i rumori uditi dalla famiglia siriana l’11 dicembre.
Quanto è durato l’esperimento?
Alcuni minuti, prima l’abbiamo fatto con Lidio Ramon dall’appartamento di suo padre e successivamente io ho camminato nell’appartamento Castagna.
I miei passi sono stati uditi dal siriano sia dall’appartamento dei Ramon, sia da quelli della Castagna. Lui ha però detto che i rumori che aveva sentito prima un’ora prima della strage arrivavano dall’appartamento del Ramon. L’ha sottoscritto.

Avv. Pacia
Cosa le riferì inizialmente Frigerio?
Mi disse che era stempiato, con i capelli a spazzola, occhi nocciola.

Sapeva quando l’ha ascoltato che Frigerio era già stato sentito da Pizzotti il giorno 15 dicembre?

Non lo sapevo.

Sapeva che l’avvocato di Frigerio, Gabrielli, aveva sentito Frigerio il giorno prima?
No.


Avv. Pacia
Purtroppo è impossibile riconoscere le risposte del Frigerio in tema di risposte. Solo un’analisi molto sofisticata si può riconoscere quanto diceva Frigerio. Chiediamo l’acquisizione della cassetta e una perizia sul nastro, onde verificare con quale fatica si arriva alla conclusione che Frigerio diceva non posso escludere che fosse Olindo.


Pm. Astori
La bobina di cui parla la difesa è stata elaborata dai loro tecnici e penso possa contenere pezzi di conversazione di cui nutro dubbi sul fatto che sia lo stesso Frigerio a pronunciarli. Propongo venga fatta una perizia sulla registrazione originale e non su quella messa a disposizione dalla difesa.


Avv. Pacia

Lei ha detto che non c’erano segni di scasso. Esiste, che lei sappia, la figura del manipolatore, che sa entrare senza fare scasso?

Io, in tanti anni, l’ho vista solo nei film.

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