mercoledì 9 aprile 2008

SIAMO TUTTI DR HOUSE

Volevo tornare sul tema del doppio binario, semmai l’abbia abbandonato nel frattempo.
Il processo si è fermato, causa istanze di rimessione e di ricusazione inoltrate dal collegio difensivo, e, a bocce ferme, vale la pena rispolverare una riflessione che già era emersa nel corso del dibattimento.
La domanda è: il doppio binario, giuridico e mediatico, lungo cui si è sviluppato fin dai suoi primi vagiti questo processo è un fatto dannoso, oppure attiene semplicemente a un’evoluzione del costume che vuole cittadini sempre più informati in particolare sulla cronaca nera e rosa?
Confrontandomi con chi ne capisce molto più di me, sono giunto a una conclusione: il doppio binario è deleterio. Spiego il perché.
Di fatto, il processo è stato duplicato in ogni sua udienza, in tempo reale, quasi in simultanea, dai media di tutta Italia. Testimonianze, relazioni, interventi: tutto quanto è passato in aula è stato vivisezionato poi nei vari telegiornali, negli studi televisivi e, in ultima analisi, per strada o al bar.
A parte il fatto che un sacco di documentazione resta oscura al pubblico, il problema sta negli strumenti di elaborazione. Lo dicevamo in questo post, parlando di grande effetto moviola, ma se sul calcio è legittimo che tutti possano dire la loro, trattandosi, malgrado i milioni messi in circolo, di un gioco, non è altrettanto logico che ognuno di noi si improvvisi giudice, avvocato, o piemme.
L’esempio mi è stato fatto sempre da chi può capire meglio di me questa situazione, e mi è parso illuminante: pensate se invece di un’aula di giustizia, sotto i riflettori ci fosse una sala operatoria. Con quale cognizione la gente andrebbe a sindacare su un’incisione al bisturi o la sutura di una ferita? Al di là del fatto che l’argomento potrebbe non interessare il target televisivo (ma non ne sono certo), sarebbe forse immaginabile una simile sovrapposizione di ruoli tra medici e utenti?
Direi proprio di no. Nel nostro caso, invece, tutti, ma proprio tutti si sentono autorizzati a ergersi a giudici.
Il fatto è che nessuno si tira indietro.

3 commenti:

gaspart ha detto...

Mauro, posso dissentire? Da sempre, e per buonissimi motivi di trasparenza e responsabilità, nelle società democratiche il dibattimento processuale è aperto al pubblico.

Semmai il problema è che è cambiato il concetto di "pubblico", e i giudici potrebbero non essere preparati a questo cambiamento.

Dico "potrebbero" perché questa per ora è solo una mossa della difesa, anche parecchio disperata.

E comunque, qual'è la soluzione? Non penserai certo alle porte chiuse, spero.

Disclaimer ha detto...

Gaspar, difficile trovare una soluzione per una situazione, credimi, effettivamente anomala. Certo, la soluzione non può essere vista nelle porte chiuse. Ciò che va colmato è un gap di etica professionale, che, in molti ambiti e per primo in quello giornalistico, è andato a formarsi soprattutto negli ultimi anni.
Fatto salvo il sacrosanto diritto all'informazione, anche alla più precisa, credo che evitare di reiterare all'infinito, e da parte di chiunque, i commenti (come ha ben detto Stefano Zecchi) sia già un buon argine alla preoccupante deriva plebiscitaria che tendono a prendere alcuni processi.

Unknown ha detto...

Non preoccuparti, presto i riflettori si accenderanno anche sulle sale operatorie, esperti televisivi sindacheranno sulla bravura dei medici e i pazienti usciti dall'ospedale vestiranno per qualche giorno i panni delle star