domenica 6 aprile 2008

NON GIOCO PIU', ME NE VADO

Dulcis in fundo, la Corte è stata ricusata. I Giudici dell’Assise comasca, secondo il collegio difensivo guidato da Enzo Pacia, non sarebbero stati imparziali nella conduzione del processo.
In particolar modo, facendo ascoltare in aula l’audio di Mario Frigerio in cui molti dei presenti hanno riconosciuto il nome di Olindo Romano nelle primissime parole del testimone ridotto in fin di vita al Sant’Anna, i Giudici, sempre a detta di Pacia e soci, avrebbero debordato dal loro compito. Le motivazioni della ricusazione sono anche altre, ma mi soffermo sulla questione dell’audio.
La cosa è andata così: visto che esisteva un dubbio dovuto a tre perizie discordanti su un passaggio cruciale della testimonianza di Frigerio, la Corte ha dovuto valutare nei giorni scorsi, su richiesta della stessa difesa, se ordinare una nuova perizia sul nastro e dirimere una volta per tutte la questione. Prima di farlo, però, scrupolosamente, il nastro è stato sentito e risentito nuovamente dalla Corte che, clamorosamente, è il caso di dirlo, si è accorta di un’altra frase pronunciata da Frigerio in quella prima e faticosissima deposizione: il passaggio fatto poi udire in aula in cui il nome di Olindo pare emergere chiaramente. La “scoperta” ha, ovviamente, reso superflua qualsiasi altra perizia su quel nastro.
La difesa, presente in aula, non ha avanzato la benché minima obiezione immediata.
Lo stesso Pacia, pochi istanti dopo il termine dell’udienza, ha parlato di un “fatto nuovo nel processo”, salvo poi tornare sui suoi passi, fino ad arrivare alla ricusazione.
Difficile davvero interpretare l’operato del collegio difensivo.

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