lunedì 21 aprile 2008

UNA SCELTA NON SEMPLICE

Il post precedente non è passato inosservato e la posizione di Beppe Castagna è stata criticata.
Di seguito ecco un'ulteriore, credo definitiva, spiegazione da parte di Beppe di alcuni fatti accaduti. Resta, ovviamente, la piena disponibilità a pubblicare qualsiasi posizione relativa al tema del blog: ovvero il doppio binario tra processo mediatico e processo giuridico.


Le udienze in Assise non riprenderanno prima del prossimo mese di settembre, forse anche ottobre. Fino ad allora il ragionamento non resterà in sospeso, perchè questo sarà un buon momento per dedicarsi, senza frenesia, alla riflessione.

"Ho cercato in più di un’ occasione di spiegare il motivo che ci ha spinti ad andare nel “salotto di Vespa”, ma vedo che purtroppo c’è sempre qualche benpensante che ci critica.
Alla persona che ha scritto il commento dandomi del moralizzatore senza peraltro avere il coraggio di dare le proprie generalità, mi sento semplicemente di rispondere che dopo aver passato i primi dieci giorni letteralmente assediati da giornalisti al campanello e fotografi arrampicati sulla recinzione di casa, dopo aver letto e sentito illazioni di ogni genere nei nostri confronti, dopo aver subito incursioni da parte di troupe televisive in casa, ragionammo sul fatto di rompere il silenzio e molto ingenuamente pensammo che il “salotto di Vespa” potesse essere un ottimo deterrente a tutta questa curiosità morbosa nei nostri confronti. Per chi conosce l’ ambiente, il fatto di aver scelto quel salotto e non un altro, dovrebbe essere una garanzia di buona fede in più. Concludo esprimendo il mio rammarico di dover giustificare me e la mia famiglia per l’ ennesima volta su una scelta fatta in un momento tanto doloroso"
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Beppe Castagna

venerdì 11 aprile 2008

I BUONI E I CATTIVI

Ricevo e con piacere posto, dietro sua diretta autorizzazione, questa mail firmata Beppe Castagna.
Il fratello di Raffaella interviene commentando il post precedente: “Siamo tutti Dr House” e lo fa da un punto di vista tragicamente particolare. Un po’ a sorpresa, per me, ma forse non per chi legge, Beppe Castagna spiega come abbia vissuto l’impatto mediatico sul processo e come, nel corso delle udienze, la sua posizione si sia modificata radicalmente.
Ringrazio Beppe per il suo contributo al ragionamento e ribadisco come questo blog sia aperto a chiunque volesse intervenire, anche in maniera così diretta.

“Ho sempre pensato e ne sono ancora convinto che la morte è e deve restare un momento privato, intimo, da condividere con i propri parenti o amici. Purtroppo ai miei cari questo diritto è stato negato. Quanti sconosciuti hanno visto le foto dei loro corpi straziati e hanno saputo nei minimi particolari le cause che ne hanno provocato la morte? Quanti sconosciuti hanno assistito ai loro funerali?

Fino a poco tempo fa tutto ciò mi faceva ribrezzo, il solo pensiero che qualcuno scrivesse un articolo o addirittura dei libri su questa tragedia, mi faceva star male, sono sincero, anche il tuo blog e le trasmissioni di Romualdi non mi erano troppo simpatici. Essere dimenticati, cancellare le parole “strage di Erba” dal ricordo di tutti, era il mio desiderio, forse ancora di più della giustizia.
Durante la prima udienza io e la mia famiglia siamo stati l’ unica parte civile a chiedere che non avvenissero le riprese del processo, non ti dico quel giorno l’ effetto che mi fece sentire l’ avvocato Pacia dire di sentirsi “tutelato” dalla presenza dei media.

Oggi sono io il primo a sentirmi tutelato dalla loro presenza.
Un processo è ben altra cosa rispetto ad un’ operazione chirurgica, non ci sono solo momenti tecnici non comprensibili ai non addetti ai lavori. Per la stragrande maggioranza, sono momenti umani, dove ci si può fare facilmente un’opinione sull’ onestà o meno di un testimone o di un perito. Non è difficile capire chi sono i buoni e chi sono i cattivi.

Beppe Castagna

mercoledì 9 aprile 2008

SIAMO TUTTI DR HOUSE

Volevo tornare sul tema del doppio binario, semmai l’abbia abbandonato nel frattempo.
Il processo si è fermato, causa istanze di rimessione e di ricusazione inoltrate dal collegio difensivo, e, a bocce ferme, vale la pena rispolverare una riflessione che già era emersa nel corso del dibattimento.
La domanda è: il doppio binario, giuridico e mediatico, lungo cui si è sviluppato fin dai suoi primi vagiti questo processo è un fatto dannoso, oppure attiene semplicemente a un’evoluzione del costume che vuole cittadini sempre più informati in particolare sulla cronaca nera e rosa?
Confrontandomi con chi ne capisce molto più di me, sono giunto a una conclusione: il doppio binario è deleterio. Spiego il perché.
Di fatto, il processo è stato duplicato in ogni sua udienza, in tempo reale, quasi in simultanea, dai media di tutta Italia. Testimonianze, relazioni, interventi: tutto quanto è passato in aula è stato vivisezionato poi nei vari telegiornali, negli studi televisivi e, in ultima analisi, per strada o al bar.
A parte il fatto che un sacco di documentazione resta oscura al pubblico, il problema sta negli strumenti di elaborazione. Lo dicevamo in questo post, parlando di grande effetto moviola, ma se sul calcio è legittimo che tutti possano dire la loro, trattandosi, malgrado i milioni messi in circolo, di un gioco, non è altrettanto logico che ognuno di noi si improvvisi giudice, avvocato, o piemme.
L’esempio mi è stato fatto sempre da chi può capire meglio di me questa situazione, e mi è parso illuminante: pensate se invece di un’aula di giustizia, sotto i riflettori ci fosse una sala operatoria. Con quale cognizione la gente andrebbe a sindacare su un’incisione al bisturi o la sutura di una ferita? Al di là del fatto che l’argomento potrebbe non interessare il target televisivo (ma non ne sono certo), sarebbe forse immaginabile una simile sovrapposizione di ruoli tra medici e utenti?
Direi proprio di no. Nel nostro caso, invece, tutti, ma proprio tutti si sentono autorizzati a ergersi a giudici.
Il fatto è che nessuno si tira indietro.

lunedì 7 aprile 2008

PARADOSSI


“Una vecchia tigre da Corte d’Assise. Un principe del Foro. Una difesa agguerrita e di grande esperienza”. Così Marco Romualdi (di spalle nella foto), cronista di Espansione Tv, ha definito l’avvocato Enzo Pacia nella prima delle sue trasmissioni speciali sul processo della strage di Erba.

Risposta, contenuta nell'istanza di rimessione del processo: “Va rilevato che alle corali manifestazioni di acredine (da parte dei telespettatori) si associava regolarmente il conduttore (Romualdi) che aveva instaurato un sistema devastante di diffusione del risentimento popolare”.


Bah...

domenica 6 aprile 2008

NON GIOCO PIU', ME NE VADO

Dulcis in fundo, la Corte è stata ricusata. I Giudici dell’Assise comasca, secondo il collegio difensivo guidato da Enzo Pacia, non sarebbero stati imparziali nella conduzione del processo.
In particolar modo, facendo ascoltare in aula l’audio di Mario Frigerio in cui molti dei presenti hanno riconosciuto il nome di Olindo Romano nelle primissime parole del testimone ridotto in fin di vita al Sant’Anna, i Giudici, sempre a detta di Pacia e soci, avrebbero debordato dal loro compito. Le motivazioni della ricusazione sono anche altre, ma mi soffermo sulla questione dell’audio.
La cosa è andata così: visto che esisteva un dubbio dovuto a tre perizie discordanti su un passaggio cruciale della testimonianza di Frigerio, la Corte ha dovuto valutare nei giorni scorsi, su richiesta della stessa difesa, se ordinare una nuova perizia sul nastro e dirimere una volta per tutte la questione. Prima di farlo, però, scrupolosamente, il nastro è stato sentito e risentito nuovamente dalla Corte che, clamorosamente, è il caso di dirlo, si è accorta di un’altra frase pronunciata da Frigerio in quella prima e faticosissima deposizione: il passaggio fatto poi udire in aula in cui il nome di Olindo pare emergere chiaramente. La “scoperta” ha, ovviamente, reso superflua qualsiasi altra perizia su quel nastro.
La difesa, presente in aula, non ha avanzato la benché minima obiezione immediata.
Lo stesso Pacia, pochi istanti dopo il termine dell’udienza, ha parlato di un “fatto nuovo nel processo”, salvo poi tornare sui suoi passi, fino ad arrivare alla ricusazione.
Difficile davvero interpretare l’operato del collegio difensivo.

giovedì 3 aprile 2008

SUGGESTIONE? NO, GRAZIE


“…perché è stato l’Olindo…l’avevo visto…l’ho capito perché hanno aperto. Per me è stato l’Olindo, al cento per cento. Non era un tipo che parlava…(è stato l’Olindo…)”
Sono passati quattro giorni dalla strage, Mario Frigerio, strappato alla morte, tra le sue prime parole pronuncia anche queste davanti al piemme di Como, Simone Pizzotti.
Tre consulenti e un perito incaricati dalle parti e dalla Corte non le avevano annotate nelle rispettive trascrizioni. I Giudici, invece, non se le sono fatte sfuggire e oggi le hanno fatte ascoltare a un’attonita aula di Tribunale. Il nome di Olindo è riecheggiato almeno per tre volte in quella frase. Un duro colpo per difesa e imputati, perché ciò significa che il testimone oculare difficilmente può essersi suggestionato in questo ultimo anno prima del processo, ma ha offerto, a poche ore dal risveglio in ospedale, un’immediata, inequivocabile e spontanea indicazione sul suo aggressore.

mercoledì 2 aprile 2008

...E' STATO L'OLINDO...

Colpo di scena!
La Corte d'Assise chiede venga ascoltata in aula la primissima deposizione di Mario Frigerio (15 dicembre 2006, quattro giorni dopo la strage) dal letto dell'ospedale Sant'Anna. Una frase non riportata né dai consulenti della difesa, né dal perito della Corte lascia intuire chiaramente un passaggio fondamentale in cui Frigerio dice: "...è stato l'Olindo. L'ho visto benissimo. Per me è l'Olindo...Erano dentro...".
Il testimone oculare, quattro giorni dopo la strage, praticamente appena aperti gli occhi, aveva già riconosciuto il suo aggressore.
Due considerazioni.
La prima: grandi i Giudici della Corte d'Assise; la seconda: ma i consulenti a cosa servono?